Il CS di Fogliarella

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    IL VIAGGIO.


    Nel silenzio della camera da letto, Beatrice, dopo aver ultimato i bagagli, stava spazzolando i suoi lunghi capelli biondi guardandosi sorridente allo specchio. Era raggiante! Finalmente lei e Juan potevano concedersi il lusso della luna di miele! Sì, un vero e proprio lusso, dopo tutti gli ostacoli che avevano dovuto superare… la separazione, la morte di Anna, il terremoto, le continue intrusioni di Andrea…per fortuna ormai incubi lontani! Posò la spazzola soddisfatta e si accarezzò il ventre con occhi sognanti… sarebbero stati in tre : anche la loro bambina sarebbe partita! Era sicura, se lo sentiva che sarebbe stata una femmina…si sarebbe chiamata Monica, come la mamma di Juan. Già se la immaginava e le capitava spesso di parlare con lei….sperava che avesse i colori del papà, quegli occhi verdi in cui amava specchiarsi e i capelli scuri ,quei lunghi capelli con un lieve profumo di mare e tabacco che adorava accarezzare e baciare…Juan le era sempre piaciuto ,così diverso dai dettami della moda e dagli altri uomini, così affascinante, così virile…così unico e decisamente fuori dagli schemi!

    Il viaggio sarebbe stato breve, due settimane. Avrebbero voluto partire alla volta dell’Europa…in Spagna ospiti di Andrea che lì stava per intraprendere una attività commerciale ma, proprio a causa della gravidanza ,avevano pensato di rimanere in Messico. L’emozione di salpare sulla “Santa Beatrice”, la nuova barca del marito, era immensa! Con loro sarebbero partiti alcuni degli uomini di Juan e Mercedes : il suo ultimo servizio prima di sposarsi con il Guercio e occuparsi con lui della taverna che il fidanzato stava rimettendo in ordine per inaugurarla dopo le nozze.

    Tutto ormai era pronto…Juan entrò silenzioso nella stanza e lei sussultò quando lui la baciò sfiorandola sul collo. “ Sei pronta Beatrice?”. “Sì amore mio , finalmente! Non abbiamo mai avuto il tempo di stare davvero un poco da soli e presto saremo in tre!….l’idea di salpare con te…mi dà una emozione immensa”… “Andiamo allora, mia cara! Il mare ci aspetta!”.
    Era l’alba e il sole mostrava sul mare i sui colori più belli, cangiando dal rosa all’arancione…Beatrice e Juan finalmente salirono sulla loro barca e aspettarono sul ponte che tutto fosse a posto …poi lui la prese per mano e la portò a visitare la sua seconda casa. Dopo l’affondamento del Satan voluto da Andrea , poter riavere una barca tutta sua era davvero una felicità senza pari. Con entusiasmo le spiegò alcuni segreti della navigazione e le fece notare le differenze con il Satan. Aveva voluto che tutto fosse diverso: le vele bianchissime al posto di quelle sgargianti, la polena raffigurante un angelo anziché un demonio, lo scafo chiaro e uniforme non più variegato, la cabina principale, il ponte, il nome …tutto insomma, per dimenticare il passato e iniziare una nuova vita con la moglie e la Santa Beatrice! Poi in silenzio sul ponte, ascoltarono solo il rumore del mare e dei gabbiani in volo…il profumo della salsedine li avvolgeva, mentre San Paolo diventava un puntino sempre più indistinto…
    La prima tappa del viaggio era Campeche. Juan conosceva bene questa deliziosa cittadina sul mare, dove spesso era di passaggio per i suoi affari….ormai onesti da quando era diventato un Aleardi della Valle. Per Beatrice, invece, tutto era nuovo: per lei l’unico distacco da San Paolo era stato il periodo a Città del Messico , un periodo a cui la legavano ricordi ben poco felici! Lontano da Juan tutto era grigio e privo di vita, proprio come lei si sentiva nella capitale. Con Juan sarebbe andata ovunque, ed ovunque si sarebbe sentita come in paradiso!
    Avvistarono nel tardo pomeriggio le mura, che una volta si ergevano spavalde per scacciare i pirati che infestavano quei mari e arrivati al porto, Juan ,avvicinatosi alla moglie disse : “Vieni, ti porto a visitare questa colorata cittadina!”. Presala per mano la aiutò a tornare sulla terraferma. Mentre Mercedes si occupava della loro cabina, i due sposi fecero una passeggiata sul bel lungomare, addentrandosi poi nel villaggio dai dolci colori pastello. Quanto tempo era passato dalla loro ultima passeggiata! Per un attimo ricordò i primi giorni dopo le nozze, lei con il suo abito nuovo e il cappello di paglia a braccetto con lui, a ridere e giocare come due bambini, l’incontro con Anna e Andrea…Sembrava trascorso un secolo, ma Beatrice scacciò subito brutti pensieri ,decisa solo a godere della vicinanza del marito e delle sue premure.

    Ormai era il tramonto e Beatrice si sentiva abbagliata da tanta bellezza : il mare ceruleo lambiva il molo dolcemente e il suo colore si confondeva con il cielo, che a poco a poco rosseggiava. “Che luogo incantevole”! disse Beatrice. Juan guardò il profilo della moglie con tenerezza : era simile ad un angelo che per caso aveva incrociato la sua strada! Era davvero un uomo fortunato ad averla incontrata e sposata! Per una volta, pensò, il destino si era dimenticato di accanirsi contro di lui e gli aveva donato questa straordinaria compagna di vita.
    Era tempo di cenare e i due rientrarono sulla Santa Beatrice. Juan aveva dato ordine che venisse allestito un tavolo sul ponte ,a lume di candela: la brezza leggera e il cielo stellato erano gli unici commensali insieme a loro. Mercedes aveva dato il meglio di sé in cucina, ma l’atmosfera romantica prese subito il sopravvento…un bacio e un altro ancora, il desiderio si impadronì di entrambi, finché lui la prese tra le braccia e, come un novello sposo, la portò in cabina, coprendola di baci e carezze, senza che lei opponesse resistenza. “Ti amo tanto, Juan”, “Mai quanto me, Beatrice”…

    Il mattino seguente si svegliarono abbracciati l’un l’altra , ancora increduli della loro fortuna….lui avrebbe trascorso ore a guardare Beatrice mentre dormiva, i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino ,il battito del suo cuore che faceva sussultare il petto; lei, tra le sue braccia ,si sentiva sicura, protetta, amata. Essere insieme così innamorati e sereni sembrava una favola da cui non volevano svegliarsi! Ancora stretta a lui ,Beatrice disse : “Sai Juan, ieri ,appena sbarcati ,durante la passeggiata, ho scoperto che la cattedrale è dedicata all’Immacolata Concezione… vorrei recarmi lì dopo colazione per pregare affinché la gravidanza e il parto siano benedetti dalla Vergine”. Juan, baciandola dolcemente, acconsentì e silenzioso l’ accompagnò in chiesa . Aspettò pazientemente la moglie e all’uscita, facendo il segno della croce, le disse serio: “Devo rivelarti il perché io abbia scelto questa meta come prima tappa del nostro viaggio di nozze….non è solo per il fatto che vengo spesso a Campeche per affari…io….ho scoperto poco tempo fa dal signor Nicola che mia madre era nata qui…e…vorrei sapere qualcosa in più su di lei. Alimondi me ne parlava sempre con astio e disprezzo! L’avvocato, dopo le nostre nozze, si è dato da fare per avere notizie su di lei, sapendo del mio desiderio di conoscere…e le sue ricerche hanno dato risultati….mi sembra incredibile!”.
    “Davvero? Oh Juan… è meraviglioso, mi rallegro con te! Cosa pensi di fare per scoprire qualcosa su di lei?”. Juan sorrise: “Il signor Nicola mi ha detto il suo cognome ,Lopez e mi ha rivelato che suo padre ,Juan, di cui porto il nome, era un medico stimato e affermato che per un certo periodo aveva esercitato la sua professione a San Paolo….qui mia madre aveva conosciuto Alimondi che all’ epoca non era ancora il poveraccio che mi ha cresciuto .Lei accettò la sua corte e lo sposò…Ho scoperto che qui vive una donna che in passato fu la sua cameriera personale…spero tanto che lei mi aiuti…adesso che sei incinta…insomma…sento ancora di più il desiderio di conoscere quella donna così sfortunata che è la mia sola famiglia…non so nulla di lei”.
    Beatrice gli accarezzò il viso, visibilmente commossa : capiva cosa lui provasse….un senso di vuoto, il tarlo di un tassello mancante, ma così importante nella vita di un uomo, di qualsiasi essere umano: non conoscere la propria origine…Juan aveva sempre desiderato una vera famiglia proprio per la mancanza della madre e per tutto quello che aveva dovuto sopportare da piccolo con Alimondi.
    In cuor suo pregò ancora la Vergine Immacolata affinché il desiderio del suo amato potesse realizzarsi : Juan aveva avuto una infanzia triste e sofferta…anche lui aveva il diritto di sapere la verità su Monica Lopez, sua madre.
    Lui le baciò le dita e la strinse forte: ancora non si capacitava della sua fortuna nell’aver conosciuto quella donna…certo ,il loro incontro non era stato così palpitante, anzi….all’inizio proprio non si sopportavano: eppure ,già in quella monaca che pareva sdegnarlo, lui aveva intravisto una bellezza non solo esteriore…e a Campo Real questa intuizione si era trasformata in realtà….si era innamorato di quella dolcezza e soavità che Beatrice emanava inconsapevole! Anna era diventata subito un ricordo, con i suoi capricci e le sue frivolezze e poteva ringraziarla solo per avergli permesso di conoscere e scoprire Beatrice poco a poco….la sua ingenuità lo aveva da subito colpito e ,senza capirlo, gli aveva rubato il cuore…le due sorelle erano veramente diverse in tutto!
    “Quando cominciamo la ricerca?” disse Beatrice, sciogliendosi un po’imbarazzata dall’abbraccio…erano in strada ,dopo tutto, e non stava bene! “Ora!” rispose lui laconico.

    Si addentrarono nel centro del paese, camminando sulle stradine acciottolate che biforcavano in mille sentieri. Juan sapeva dove muoversi, conosceva Campeche , ma nonostante tutto cercava di non essere frettoloso per permettere a Beatrice di non stancarsi e di assaporare i profumi e godere dei colori del posto . Casette verdi, azzurre , bianche , un arcobaleno che si univa alle tinte del cielo e del mare, fragranze di fiori, di spezie, di pane appena sfornato, di salsedine…un piccolo gioiello che Beatrice faceva suo in ogni scorcio o viuzza!
    Arrivati ad una deliziosa casetta bianca con un pergolato fiorito di glicine, si fermarono. Si sentivano solo le grida felici di alcuni bambini che giocavano lì vicino .. “Dovrebbe essere qui…”.Con trepidazione Juan bussò e venne ad aprire una ragazzina di circa quindici anni…li guardò stupita: cosa ci facevano due distinti signori alla sua porta? Li salutò e subito si voltò : “Zia, zia…vieni! Ci sono ospiti!” . Apparve una donna, ancora bella nonostante l’età non più verde e l’umile abito indossato. Guardò Juan negli occhi, sussultò e capì, portando la mano alla bocca . “Oddio! Entrate” disse incredula…. “Carmen, svelta…prepara la tavola con le tazzine del servizio buono!!!” e poi rivolta a Juan: “Credo di sapere chi siate! Avete gli stessi occhi verdi! Non mi sbaglio vero? Siete il figlio della signora Monica!”. Juan si sorprese: per tutta la vita gli era stato detto che era il ritratto del padre e ora ,per la prima volta, qualcuno scopriva in lui un dettaglio della madre! “Sì…sono il figlio di Monica. Mi chiamo Juan Aleardi della Valle e lei è mia moglie Beatrice. Conoscevate mia madre vero? Signora ,sono nelle vostre mani, ho bisogno di sapere ….Io…non l’ho mai conosciuta, non so nulla di lei ! Devo sapere ,vi prego, aiutatemi!”.

    La donna sorrise e li fece accomodare ,preparò e versò cioccolata e finalmente iniziò a parlare: “ Mi chiamo Paloma ed ero la cameriera della signora Monica fin da quando era bambina ,sia qui che nel periodo di San Paolo. Monica era una creatura davvero bella : candida di carnagione, capelli ramati e occhi verdi splendidi che nessuno poteva dimenticare….solo lei si vedeva insignificante e sempre fuori posto! Amava moltissimo il mare: da piccola adorava giocare sulla spiaggia e stare all’aria aperta e poi….aveva un cuore d’oro! Aiutava chiunque fosse in difficoltà. Spesso portava lei stessa nello studio del padre bambini malati che incontrava nelle viuzze variopinte di Campeche, ma anche di San Paolo. Era figlia unica e il padre, che la adorava, sognava per lei un futuro luminoso, sposa di un uomo ricco e autorevole! Quando Monica compì 17 anni, il dottor Lopez venne trasferito con la famiglia a San Paolo. Qui vostra madre non passò di certo inosservata : era splendida con un carattere dolce e una bontà d’animo più unica che rara! Presto molti pretendenti si fecero avanti e il padre scelse tra loro Julio Alimondi che all’epoca era un ricchissimo uomo di affari che si occupava di commercio tra Messico, Europa e Stati Uniti. Monica non era entusiasta, ma per amore del padre accettò questo matrimonio. Dopo un breve fidanzamento, verso la fine di maggio arrivò la data fatidica del giorno delle nozze . Ormai diciottenne era magnifica ,un gioiello di rara bellezza: solo i suoi occhi tradivano un velo di tristezza. Vedete, Monica era una ragazza molto romantica ,alla ricerca dell’amore vero, quello che fa battere il cuore e lei era consapevole che non era quello ,l ’amore che cercava!
    Durante il ricevimento ,il padre le presentò alcuni fra i suoi amici più influenti di San Paolo…tra questi vi era Francesco Aleardi della Valle, ricco possidente terriero, appena rientrato dalla Spagna. Mamma mia quanto era affascinante ed impeccabile nel suo abito da cerimonia! Monica guardò Francesco negli occhi e sentì una sensazione sconosciuta che con Julio non aveva mai avvertito…come mille farfalle che prendevano il volo nel suo ventre…nel momento in cui lui le baciò la mano, con i suoi modi da gentiluomo, fece sicuramente breccia nell’intimo della signora: il suo cuore iniziò a battere velocemente e lei cadde come vittima di un sortilegio…dovette essere reciproco, poiché Francesco indugiò nel lasciarle la mano e nello spostare lo sguardo…un istante in cui i due si sentirono completamente isolati da tutto e da tutti. Eseguirono insieme un solo ballo, ma la chimica che si era creata tra loro esplose fragorosamente per entrambi…Monica capì che l’amore a prima vista esisteva davvero!
    Anche Francesco si sentiva strano, completamente in balia di quegli occhi verdi… in seguito cercò di partecipare alle cene dai Lopez o ai ricevimenti ai quali anche Monica era invitata. All’epoca non era neppure fidanzato…aveva tante donne e non gli importava di nessuna, ma quella Monica, con i suoi occhi da gatta e i capelli ramati…non riusciva a smettere di pensare a lei…i due si innamorarono follemente senza accorgersene… Io ovviamente, ero complice e confidente della signora! Quante bugie per amor suo ho dovuto raccontare! Quanti messaggi segreti ho recapitato ai due innamorati, quanti inganni, quanto amore vedevo nei loro occhi…erano così belli insieme! Tuttavia tanta passione li rese ciechi : nel frattempo Alimondi, incappò in un affare davvero sfortunato e cadde vittima degli usurai, Francesco ripartì per un viaggio all’estero e al suo ritorno fu costretto a fidanzarsi con Sofia. Quest’ultima era una signorina molto bella dell’alta società, dai lunghi capelli biondi, sempre elegantissima , ma molto altezzosa, figlia di un abbiente latifondista che non desiderava altro di unire le sue terre con quelle degli Aleardi…il matrimonio era una sorta di contratto, ma Sofia era davvero attratta da Francesco e l’idea del matrimonio certamente la inorgogliva. Sapete, vostro padre era lo scapolo più attraente e ricco in tutta San Paolo e dintorni ….davvero l’ambito sogno di tutte le ragazze da marito. Per le due famiglie le nozze furono ovvie, ma non per Francesco , innamorato perdutamente della mia signora .
    Scrisse una lettera a Monica , spiegandole che doveva sposarsi per avere un erede : la tenuta che aveva appena ereditato dal padre, Campo Real, era immensa e non poteva rimanere per sempre celibe. Con il cuore in mano le disse che sarebbe stata per sempre la donna della sua vita, ma , non potendola avere legalmente, dovevano accettare l’idea di lasciarsi …. Anche se lui non amava Sofia e lei il marito, continuare clandestinamente si faceva sempre più difficile, specie per la gelosia molto forte della futura signora Aleardi…non potete immaginare quanto fosse possessiva nei confronti del fidanzato!! aveva intuito che esisteva un’altra donna e anche per me divenne sempre più difficile e rischioso fare da tramite ai due innamorati.

    Monica pianse per giorni interi : Julio travisò questo suo atteggiamento :era convinto che si disperasse per il declino della sua attività, ma non era così…Monica era innamorata follemente di Francesco e non si dava pace all’idea di dover rinunciare a lui !
    Dopo cinque settimane si accorse di essere incinta… sapeva benissimo chi era il padre…non aveva rapporti con il marito ormai da circa tre mesi: gli affari andavano sempre peggio e Alimondi non l’aveva proprio considerata! Ironia della sorte fece quella scoperta nei giorni delle nozze di Francesco! Solo io conosco il dolore di Monica, uno strazio che quasi la rese folle! Ebbe anche il coraggio di assistere al corteo nuziale a San Paolo…Sofia voleva che fosse chiaro a tutti che ora lei e solo lei era la signora Aleardi e fece le cose in grande… in calesse attraversò il paese prima di entrare in chiesa, scortata dai parenti a cavallo, con i bambini che lanciavano petali di rosa al suo passaggio, quasi come una regina! Dopo la cerimonia religiosa entrambi risalirono sul calesse ,tra gli applausi della gente….bellissimi !Monica sul ciglio della strada, nascosta tra la folla, assistette a tutto, con le mani sul ventre e le guance rigate di lacrime. Sapeva che tutto era finito, ma qualcosa dentro di lei iniziava ad avere vita… era disperata! Troppo dolore vedere Francesco con un’altra donna, per lei la sorte non era stata così benevola! Invidiava Sofia non per le nozze fastose ,ma per il fatto che lei aveva l’unico uomo che avesse mai amato…con cui avrebbe vissuto anche nella povertà e nelle privazioni che ahimè, invece, doveva condividere con Alimondi! Cercò in tutti i modi di incontrare Francesco per dirgli ogni cosa…era disposta a fuggire con lui, fare qualunque pazzia, ma ben presto si accorse che Francesco in presenza di Sofia evitava il suo sguardo….troppo gelosa la sua sposa, sicuramente non voleva parole e bisticci con lei a causa di un’altra donna….e incontrarlo da solo era quasi impossibile: sbrigava i suoi affari in ufficio o a Campo Real, in giro per San Paolo era sempre in compagnia della moglie o dell’avvocato Manera …Monica non sapeva che del buon Nicola ci si poteva fidare…lui era a conoscenza che nel cuore di Francesco non c’era Sofia, ma un’altra donna! Purtroppo la mia dolce bambina non osò richiamare la sua attenzione. Lo avesse fatto!!!! Forse l’avvocato avrebbe trovato una soluzione…
    Cosa fare?
    Devastata dal dolore, la sua prima idea fu di andare dalla guaritrice Antonia, per sbarazzarsi della creatura clandestinamente…ma giunta da lei…non riuscì nel suo intento e le rivelò ogni cosa…”.

    Juan esclamò : “Ecco perché Antonia disse di conoscermi da prima che io nascessi!!” e strinse forte la mano di Beatrice , commossa dal racconto e con le lacrime agli occhi .
    “Sì” continuò la cara Paloma .“ Antonia la ascoltò , le diede delle erbe per preparare un infuso che avrebbe permesso un parto dolce e indolore e le disse di non preoccuparsi : promise di andare a trovarla durante la gravidanza. Con il sacchettino d’erbe, Monica tornò a casa. Qui trovò il padre. Era venuto per dare un annuncio : finalmente poteva tornare ad esercitare a Campeche, la sua amata terra di origine! Durante la visita si accorse, da dottore esperto quale era, che la figlia era in dolce attesa. Entusiasta ed ignaro di tutto, pure delle difficoltà economiche (guai se Monica avesse chiesto aiuto al padre!) , esclamò : “ Ed ora un brindisi alla mia bambina, la mia dolce Monica che, se l’intuito non mi inganna, presto mi farà diventare nonno!”. Monica impallidì abbassando gli occhi, Julio Alimondi finse gioia e felicità e non appena il dottor Lopez e la moglie ritornarono a casa, si avventò su Monica….Voleva sapere chi fosse il padre di quel bastardo, lui no di certo…la prese per le braccia ,la scosse con violenza spingendola contro il muro…il sacchetto delle erbe di Antonia cadde a terra e lui le chiese cosa fosse. Il suo silenzio lo fece infuriare ancor di più ,prese il prezioso regalo della guaritrice e lo gettò nel giardino! Era una furia: con gli affari in declino , scoprire il tradimento della moglie era troppo! Nonostante tutto Julio era un uomo intelligente! Intuendo la verità urlò : “Scommetto che quel bastardo che porti in grembo è un Aleardi…cosa credi…mi sono accorto degli sguardi che vi lanciate…dimmi ,allora è suo??? Come hai potuto rovinare la mia reputazione!!!” . Il silenzio di Monica ,dopo aver fatto il nome di Francesco, gli diede la conferma definitiva! Lui non avrebbe mai legittimato quella creatura ,frutto di un tradimento troppo doloroso.
    Monica andò subito nella sua stanza e continuò a piangere : di Francesco le rimaneva solo la creatura che portava in grembo e non avrebbe rinunciato a lei per nulla al mondo!

    Nel frattempo gli affari per Julio andavano sempre peggio : Francesco, all’oscuro della gravidanza di Monica, ma soprattutto che la sua relazione con lei era stata scoperta, si offrì di pagare alcuni debiti. Ovviamente Alimondi rifiutò , trascinando in rovina tutto quello aveva costruito….io stessa dovetti abbandonare la casa, poiché non riuscivano a pagarmi! Chiesi con le lacrime agli occhi di poter rimanere, anche senza guadagno, ma nulla….il signor Julio odiava anche me, dato che ero stata complice del tradimento con bugie e misteri….per cui, quando Monica era al quinto mese tornai qui a Campeche. Trovai subito un lavoro in una famiglia molto ricca che mi prese a benvolere, ma il mio cuore era sempre con Monica…speravo che, nato il bambino lei tornasse dai suoi, ma purtroppo il destino fu davvero crudele… il padre morì improvvisamente per una polmonite mal curata e la madre lo seguì poco dopo per il dolore! Entrambi all’oscuro di quello che succedeva a San Paolo! Monica era rimasta davvero sola! Se fossero rimasti in vita, di certo Monica sarebbe tornata nella casa paterna…ogni giorno con Julio era una fitta al cuore! Seppi in seguito che Antonia cercò di andare ogni settimana dalla mia signora, ma la cattiveria di Alimondi non aveva tregua: impedì alla guaritrice ogni tipo di rapporto con la moglie. Monica DOVEVA rimanere sola nella sua disperazione!

    Quando arrivò il tempo, chiesi ai miei nuovi padroni qualche giorno per andare da Monica ed assisterla durante il parto: erano assai buoni con me e mi lasciarono andare. Arrivai che il travaglio era appena cominciato…ah, se avesse preso le erbe di Antonia! Il bambino era in una posizione sbagliata e la povertà in cui erano sprofondati non le permise di chiamare un dottore….Ormai al signor Julio non interessava più nulla della moglie e fui io a far venire Antonia, ma era troppo tardi…voi nasceste bello come il sole…con quegli occhi meravigliosi di vostra madre …lei morì per una infezione cinque giorni dopo….non aveva ancora 20 anni! con un filo di voce , riuscì a chiedere che vi fosse imposto il nome del suo amato padre, Juan. .. se fosse nata una bambina avrebbe voluto che si chiamasse come la madre, Blanca…. Amava così tanto i suoi genitori!
    La rabbia del signor Julio anziché diminuire era come un fiume in piena! Ora avrebbe dovuto occuparsi di voi, un bastardo…e non riusciva a pensare ai commenti della gente nel caso in cui fosse uscita la voce che non era un Alimondi!!!Decise che sareste cresciuto senza un cognome, senza un sacramento e che la rabbia che aveva in corpo nei riguardi della moglie sarebbe esplosa ogni giorno verso di voi, frutto del tradimento e incarnazione della sua sfortuna!”.

    Beatrice si riscosse e chiese : “Ma come mai Francesco non scoprì mai l’esistenza di Juan? Come è possibile???San Paolo è un piccolo villaggio e tutti sanno sempre tutto…”.
    Paloma riprese a parlare con la sua voce tranquilla e dolce : “ In quei mesi Francesco era stato a lungo in Europa e a Città del Messico…poi ci furono i preparativi per le sue fastose nozze, dopo di che preferì stare il meno possibile a San Paolo( era troppo innamorato di Monica e non sopportava di vederla con lui e comunque Sofia non voleva che parlasse con nessuna donna, come ho già detto la sua gelosia era fuori dal comune…) e si trasferì a Campo Real…probabilmente non seppe neppure della vostra nascita…e credo che non gli dissero neanche che Monica fosse morta di parto. Sofia sapeva che nella vita del marito quella donna dai capelli ramati e gli occhi verdi non era stata una semplice conoscenza e lasciò che Francesco ignorasse tutto, salvo poi fargli credere che fosse morta di consunzione. Immaginava sicuramente che il figlio maschio di Monica poteva essere un Aleardi! Inoltre il signor Alimondi ormai era diventato un poveraccio, viveva in una capanna sulla spiaggia e spendeva in alcool i pochi denari che racimolava nei modesti lavoretti che spesso gli venivano richiesti…e non ebbero mai più modo di incrociare le loro vite!”.
    “Ricordo assai bene quella catapecchia sulla spiaggia…ci ho trascorso 14 anni…giurai a me stesso che avrei avuto bel altra dimora e con i primi guadagni ho costruito la casa sulla scogliera!” disse Juan ,ancora commosso e desideroso come non mai di scoprire ancora qualsiasi dettaglio sulla madre.
    “Io chiesi al signor Julio di lasciarvi con me : i miei padroni avrebbero capito e mi avrebbero permesso di farvi crescere, modestamente, certo, ma con un nome onesto e una matrigna che vi avrebbe voluto bene come un figlio vero: lui non volle….vedervi crescere sarebbe stato il giusto compenso per la sua stupidità e la sua cattiva sorte. In seguito fu lui stesso a mettere in giro il pettegolezzo che voi eravate un Aleardi….era furioso e voleva che a pagare fosse pure vostro padre!”. Paloma continuò a raccontare. “Non seppi più nulla di voi, finché sentì parlare al porto di un certo “Juan del Diablo” che da San Paolo portava avanti attività di contrabbando ed era amatissimo dal popolo…Capì che eravate voi…il nome privo di cognome, la bontà d’animo e gli occhi verdi di cui tutti raccontavano non davano adito a dubbi! Seppi poi che avevate avuto il vostro nome e sposato una contessa! Ero felice, sapevo che da lassù la signora Monica sarebbe stata orgogliosa di voi!....come lo sono io!”.

    Juan speranzoso chiese : “ Non avete per caso un suo ritratto?”… “Ma certo ,aspettate”. Paloma si alzò e aprì un cassettino da cui estrasse un quadernetto : al suo interno un ritratto seppiato un po’ sgualcito dal tempo che ritraeva una splendida giovane donna, nel suo abito da sposa, il vitino stretto nel corsetto, i capelli raccolti, con qualche boccolo sbarazzino a incorniciare lo splendido viso, lo sguardo fisso e un lieve sorriso… “Mia madre”…Juan era incantato da quel viso giovane, delicato ,dai lineamenti dolci e malinconici. Nessuna somiglianza con lui, a parte lo sguardo ….anche se poteva solo immaginare il colore , quegli occhi espressivi erano davvero i suoi e sembravano fissarlo. Baciò la vecchia foto e lacrime di gioia e nel contempo di malinconia rigarono il suo volto. Paloma gli accarezzò il viso e gli disse : “Potete tenerla se volete! Io porto Monica nel mio cuore da quando è nata!” . Juan, incredulo, accettò il dono chiedendosi tra sé come poter ripagare tale generosità… “Grazie Paloma, voi mi rendete un uomo felice, completo, ora so da chi provengo. Mi sembra un miracolo poter vedere mia madre…dopo tutto questo tempo!”. Paloma ,poi, si tolse un cordino di cuoio che aveva al collo: vi era attaccato un ciondolo d’oro raffigurante la Madonna, proprio la Vergine a cui si era affidata Beatrice la mattina stessa!. “Questo è vostro, disse ,vi appartiene! Monica lo aveva avuto appena nata dalla nonna e voleva che la sua creatura lo portasse con sé! Non crediate che lo abbia rubato, vi prego! L’ho preso con me per evitare che il signor Julio lo vendesse e lo usasse per bere o per pagare debiti di gioco! sapevo che prima o poi vi avrei incontrato al porto...”. Le lacrime rigarono il suo volto mentre offriva il prezioso dono a Juan, il quale se lo legò al collo … Poi rivolto alla donna : “Vi sono debitore Paloma….senza di voi questo gioiello sarebbe andato perduto! Ora ho qualcosa che apparteneva a mia madre! Grazie!”. La donna ,ricordando gli ultimi istanti di Monica, riprese : “Avrebbe voluto scrivere per voi un biglietto, era consapevole di essere in fin di vita, ma non ebbe le forze…voleva dettarmi, ma per il dolore spesso era in stato di incoscienza! Vi ha amato con tutto il cuore, di questo sono certa e avrebbe lottato per voi come una leonessa, ma purtroppo il destino volle diversamente!”. Poi volgendo lo sguardo alla casa di fronte, bellissima e con un enorme giardino continuò: “Abitava con la sua famiglia in questa villetta… ora non ci vive più nessuno, credo vi appartenga…io ho continuato ad avere cura del giardino, sperando che voi, unico erede ,un giorno poteste tornare… è qui che è nata vostra madre!”. Beatrice e Juan ammirarono l’abitazione : con l’aiuto dell’avvocato potevano riaverla, ristrutturarla e magari trasferirsi lì definitivamente…una casa loro, di famiglia, con una vista che spaziava sul mare come lui aveva sempre desiderato! Juan aveva molti affari a Campeche e poi , da tempo, San Paolo stava loro stretta…troppi ricordi dolorosi per entrambi! Sarebbe stata una svolta per la loro unione!

    Era sera ormai e i due sposi si congedarono da Paloma, promettendo di ripassare il giorno dopo per salutarla…il loro viaggio continuava verso alcune isolette del mar delle Antille. A cena ,ovviamente, parlarono solo di quell’incontro straordinario! Juan era felice ,emozionato: aveva sempre desiderato una famiglia e ora, oltre a quella con l’amata Beatrice e la creatura che sarebbe nata, aveva trovato un filo che lo ricongiungeva a quella d’origine, a lui sempre negata! Non riusciva a smettere di guardare quella foto sbiadita o di prendere fra le dita il ciondolo d’oro…la Madonna aveva davvero fatto un miracolo!
    Sul ponte, cullato dalla brezza notturna e dallo sciabordio del mare, Juan pensieroso fumava un sigaro illuminato dalla luna: la giornata era stata davvero densa di avvenimenti, ma lui ancora non si sentiva appagato… era in debito nei riguardi di quella piccola donna che si era presa cura di sua madre e di lui stesso appena nato. Beatrice lo osservava poco lontano…sapeva cosa premeva al marito, glielo leggeva negli occhi! Gli si avvicinò alle spalle con il suo passo leggero, lo cinse in un dolce abbraccio e gli sussurrò: “Forse ho trovato il modo di ripagare Paloma di tanta bontà! Lei ti ha visto nascere e ha voluto bene a tua madre come se fosse sua figlia…. Dato che Mercedes dovrà abbandonarci per sposarsi…potremmo portare Paloma con noi: mi aiuterà con il bambino…diventerà la sua tata! E se decideremo di trasferirci a Campeche, lei non dovrà abbandonare casa e famiglia! Sempre che accetti, ovviamente!”. Juan la baciò dolcemente e le sorrise: come aveva fatto a non pensarci! “E’ una idea meravigliosa amore…domani proviamo a chiederle cosa ne pensa!”.

    Come promesso, i due giovani sposi, prima di prendere il largo, tornarono da Paloma…nella foga di sapere notizie su Monica, il giorno prima non avevano chiesto nulla su di lei…se si era sposata ,se aveva una famiglia, un lavoro… forse erano stati indelicati, ma la curiosità era stata più forte di loro!

    Paloma era seduta all’ombra del pergolato fiorito e stava ricamando un minuscolo lenzuolino: un dono per Juan e Beatrice e per la nuova vita….Si era subito accorta che Beatrice era in dolce attesa, il suo istinto non l’aveva ingannata! Lo aveva capito anche tanti anni prima : Monica aveva quella stessa luce negli occhi. La gioia che il giorno prima aveva provato, l’aveva lasciata senza fiato! In un attimo aveva rivissuto momenti della sua vita che aveva racchiuso nel suo cuore, gioie e dolori…Quanto le mancava Monica! Tanto, troppo…non meritava di essere morta di parto dopo tutto quello che aveva subito dal marito! E quel bellissimo bambino…quanto lo avrebbe voluto con sé….era come una ferita nella sua anima non ancora rimarginata…ed ora.. era tornato! Ringraziò la Vergine per questo dono inaspettato e ricacciò una lacrima…basta piangere! Ora era arrivato il tempo di gioire con Juan e la sua dolcissima consorte! Alzò lo sguardo quando vide avvicinarsi la coppia. Lui con una camicia bianca che esaltava l’abbronzatura da lupo di mare , i capelli spettinati dal vento ,lo sguardo fiero e risoluto, il passo deciso ; lei minuta, la pelle candida come una bambola di porcellana, aristocratica , nonostante il semplice vestito indossato per il viaggio in barca, azzurro come i suoi occhi e il copricapo di paglia per ripararsi dal sole . “ Come sono belli !” pensò…si era da subito affezionata ai due giovani sposi e sorrise loro, grata che la promessa di tornare da lei fosse stata mantenuta. “ Venite, venite…sono proprio contenta di rivedervi… vi siete ricordati della vecchia Paloma!”.Fu Juan ,impaziente, a prendere la parola : “Paloma…ieri la mia sete di sapere ha avuto il sopravvento e non vi abbiamo chiesto nulla di voi! Raccontateci di voi, della vostra famiglia, del vostro lavoro…”. “Oh, non c’è molto da dire! Sono rimasta a servizio dai miei padroni fino allo scorso anno, poi loro si sono trasferiti a Cuba ed io…non me la sono sentita di seguirli: qui ho mia sorella e spesso faccio piccoli lavoretti….non mi sono mai sposata! mi piace curare i miei fiori e dedicarmi ai nipoti anche se ormai sono già grandi! Ieri vi ha aperto la porta una di loro, Carmen : ora ha quasi sedici anni e le sto insegnando a cucire ,ricamare e cucinare”.
    “Noi abbiamo da chiedervi una cosa” disse timidamente Beatrice. “Ecco, sapete… sono incinta e …insomma…ci farebbe piacere se venisse con noi, nella nostra casa e mi aiutasse come balia! Logicamente potrete tornare da vostra sorella e dai vostri nipoti quando e quanto volete….e loro potranno venire da voi tutte le volte che lo desiderano…ecco, per noi voi siete il filo che congiunge Juan a sua madre….e ci sarebbe di conforto pensare che per il nostro bambino ,voi possiate essere come una nonna! Se poi decidessimo di vivere qui, sarebbe perfetto! Non rispondete subito, tra una decina di giorni faremo ritorno a Campeche e ci farete sapere la vostra decisione..”. Arrossì e abbassò gli occhi, temendo di essere stata troppo precipitosa…in fin dei conti loro per Paloma erano dei perfetti sconosciuti!
    La donna li guardò commossa! Mai avrebbe sperato una proposta del genere! Sì, sperato…. Quel bambino dagli occhi verdi le era rimasto nel cuore ,per amore della sua padrona lei lo avrebbe accudito da subito, ma la malvagità di Julio Alimondi aveva infranto le sue speranze e aggiunto ulteriore dolore! Il giorno prima, vederlo, così bello, gli occhi della madre , lo sguardo seducente e il passo sicuro di Francesco ….e la moglie …stupenda, delicata , dolce nei modi e nella voce, di una eleganza innata simile a quella della sua Monica …le era sembrato un sogno!!! “Siete sicuri? Io sono vecchia ormai, non vorrei essere d’intralcio….”. Le sue parole furono bloccate dall’abbraccio di Beatrice e dallo sguardo speranzoso di Juan….capì che poteva recuperare il tempo perso e nel contempo essere davvero utile a quel giovane che per lei era come un figlio perduto e ritrovato.“Accetto….sono molto felice, molto…” e scoppiò in lacrime , avvolta dall’abbraccio di Juan e Beatrice.

    Pranzarono da Paloma e nel pomeriggio si congedarono, con la promessa di ritornare da lei sulla via del ritorno. La luna di miele di Juan e Beatrice era iniziata davvero bene: conoscere Paloma e rivivere il passato attraverso le sue parole era già un obiettivo insperato, ma sapere che avrebbe vissuto con loro, facendo da balia alla loro creatura…questo era un dono del Signore, come un premio per ogni sofferenza subita. Dal ponte, cullati dal mare , i due giovani lasciarono Campeche con gioia, sapendo che tra pochi giorni Paloma avrebbe portato con sé altri particolari, piccoli aneddoti legati a Monica, ma che per loro erano preziosi più di ogni altra cosa! Abbracciata a Juan, con il capo posato sulla sua spalla, Beatrice ammirava il piccolo paese dai colori pastello allontanarsi sempre più…la sua vita era davvero cambiata in meglio dal giorno in cui a Campo Real si era “sacrificata” per il buon nome di Anna…Juan aveva portato nella sua vita amore , gioia e colore, sì, colore nel grigio del suo dolore per quell’ infantile infatuazione per Andrea che tanto l’aveva fatta soffrire…..colore come le tinte sgargianti delle casette che ormai sparivano poco a poco alla sua vista, ma che forse sarebbero diventate parte della sua vita. Il futuro che le si prospettava era a dir poco roseo e il passato di Juan non era più una parentesi oscura….lo avrebbero scoperto poco alla volta con Paloma!

    Dal molo la donna osservò emozionata la Santa Beatrice che prendeva il largo, con i due sposi e parte dell’equipaggio sul ponte….era serena, le sembrò di tornare indietro nel tempo, quando era la cameriera di Monica….i suoi occhi verdi rivivevano in quelli del figlio, come del resto la sua grazia e il suo buon cuore! Non aveva mai avuto la speranza di poter riabbracciare, anche solo per un momento quel piccolo, così bello ma così sfortunato, che le era stato portato via…ed ora lui era lì , un bellissimo uomo con la splendida moglie in attesa di un bambino. Ringraziò il Signore con un segno di croce e scacciò le lacrime dal suo viso: era tempo di fare i bagagli, era tempo di continuare quel viaggio nella memoria ed intraprenderne uno nuovo nel futuro … con Juan , il figlio della sua amata Monica e la sua famiglia, era tempo di tornare a San Paolo… Il tassello mancante aveva trovato finalmente il suo posto!
    FINE

    Edited by Fogliarella - 4/3/2021, 07:54
     
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    UN RIVALE PER JUAN
    Paloma stava raccogliendo in giardino i fiori per ravvivare la casa. Era felice come non mai ! Ormai da due mesi viveva con Juan e Beatrice e aspettava con trepidazione che il momento del parto arrivasse. Sperava solo, come Beatrice, del resto, che Juan non fosse occupato come al solito in uno dei suoi viaggi di lavoro, troppi davvero, nelle ultime settimane. Sentì la voce di Beatrice che la chiamava…raccolse nella cesta i fiori e rientrò. “Che profumo! sono davvero una meraviglia!” disse Beatrice chinandosi per annusare il variopinto raccolto di Paloma… “Non so se ricordi, ma dobbiamo andare al mercato per comprare la stoffa per la culla!” rammentò Beatrice, toccandosi il ventre ormai visibile e sorridendo con gli occhi! “Sono così felice….ieri la piccola mi ha dato il suo primo calcetto…peccato Juan non ci fosse!” e un piccolo velo di tristezza offuscò i suoi bellissimi occhi, pensando al marito assente per l’ennesima volta . “Non rammaricatevi, signora! Vostro marito sarà con voi ,durante il parto!” ribattè Paloma…ma non ne era così sicura…in due mesi Juan era già partito quattro volte e si rendeva conto della sofferenza della sua signora. “Ora usciamo, vi farà bene!”.

    La mattina era mite ,nonostante il sole brillasse nel cielo : il temporale della sera prima aveva rinfrescato ed era una fortuna per le due donne ! una gravidanza con il caldo messicano non era proprio il massimo da sopportare. Era meraviglioso per Beatrice camminare e osservare le piccole bancarelle sulla strada e di tanto in tanto salutare altre signore in cerca di stoffe o altro per la casa. Arrivò alla sua botteguccia preferita…sembrava passato un secolo da quando ,proprio lì, aveva rivisto Juan dopo il periodo nella capitale… dolore, gioia, imbarazzo…mille sentimenti l’avevano travolta, primo fra tutti la consapevolezza di amarlo ancora perdutamente!
    Si riebbe subito da questi ricordi e scelse con Paloma una bellissima stoffa dal colore neutro e con delicati pizzi.. era perfetta per la culla che aveva scelto a Campeche di ritorno dalla luna di miele. La piccola( era sicurissima che sarebbe stata una femmina) avrebbe avuto un nido meraviglioso!
    Era ancora presto e Beatrice decise di fare visita alla madre in convento, per farle vedere la stoffa scelta…ma ,vuoi la stanchezza, vuoi i piccoli acciacchi della gravidanza, la futura mamma inciampò sulle pietre della via lastricata…fu un istante e Paloma si rese conto di non poter far nulla per evitare la caduta, in quanto imbarazzata dalla spesa del mercato. In quei pochi secondi Beatrice pregò il cielo e…la sua preghiera fu esaudita…due braccia la sorressero vigorose prima che fosse tardi e lei ,finalmente al sicuro ebbe un capogiro! Al suo riprendersi si ritrovò circondata da Paloma , dal dottore e da due occhi neri a lei sconosciuti, che la guardavano con apprensione…
    “Signora, sia ringraziato il cielo!” urlò spaventata Paloma! “E’ un miracolo che non sia caduta ! tutto merito del signor….Oh cielo…non gli ho neppure chiesto il nome, ero troppo agitata!”. I due occhi neri sorrisero, trasformando il viso pensieroso in uno sguardo assai piacevole… “Mi presento, sono Felipe Mendez…passeggiavo nelle viuzze di San Paolo e mi sono reso conto che stavate per cadere !” Beatrice lo fissava , ancora silenziosa dopo il pericolo scampato. C’era qualcosa, in quell’uomo, che la affascinava ,con i suoi capelli biondi in contrasto con gli occhi nerissimi….l’esatto opposto di Juan…Fu Paloma a prendere l’iniziativa : “La signora è Beatrice Aleardi Della Valle, moglie del signor Juan…volete passare da noi a prendere una cioccolata o qualcosa di fresco?”. “Vi accompagnerò fino a casa per sincerarmi che la signora stia davvero bene, ma poi vi lascerò…ho un appuntamento tra circa mezz’ora!”. E così fu : Felipe prese sotto braccio Beatrice con delicatezza e nello stesso tempo con fermezza e accompagnò lei e la cameriera fino a casa. Beatrice non osava quasi parlare : si vergognava un po’ della sua sciocca caduta ,ma soprattutto delle emozioni che Felipe le suscitava… Arrivate a casa ringraziò il suo cavaliere che, baciandole la mano, la guardò dritta negli occhi, lasciando un segno indelebile nel suo cuore. Oddio…cosa le stava succedendo???Tutta colpa della gravidanza, sì è senz’altro così ,si ripeteva Beatrice mentre Paloma la aiutava a svestirsi…

    Paloma per tutto il giorno non fece che parlare di Felipe ,della fortuna occorsa nell’incontrarlo al momento giusto, di quanto fosse gentile ed affascinante….Beatrice cercò solo di riposare, confidando nel fatto che non lo avrebbe più rivisto.
    Due giorni dopo tornò Juan. Si preoccupò moltissimo per la caduta di Beatrice e ricordò alla moglie che avevano un appuntamento dal buon avvocato Manera : “Dobbiamo firmare le ultime carte per la casa a Campeche e incontrare l’architetto che si occuperà dei lavori! Se non te la senti…andrò solo, non preoccuparti”. Avevano deciso che dopo il parto e i lavori avrebbero utilizzato la casa nei mesi più caldi e poi…chissà…magari potevano trasferirsi lì definitivamente! “Vero” disse Beatrice… “ Mi era completamente sfuggito di mente… questa gravidanza ogni tanto, mi fa dimenticare alcune cose, tranne che ti amo e vorrei che tu fossi più presente!” lo rimproverò con lo sguardo. “ Verrò, sto bene…non è successo nulla ”. Juan serio le prese le mani: “Hai ragione, Beatrice…so di non essere troppo presente, lo ammetto, ma devo sistemare molti affari prima del parto…così da essere più libero per te e la creatura!”. E la abbracciò amorevolmente, aspirando il profumo dei capelli di Beatrice, gesto che lo inondava di un piacere quasi infantile…amava tutto di sua moglie,tutto….

    Si recarono a piedi dall’avvocato. Beatrice si era appena accomodata quando bussarono alla porta. “Sarà l’architetto!” disse Manera .“Ho scelto il migliore ,come Juan desiderava!”. Andò ad aprire ed entrò il nuovo arrivato…che sorpresa per Beatrice trovarsi di fronte il bel Felipe, con i suoi riccioli biondi e gli occhi neri che solo pochi giorni prima l’avevano fatta vacillare! “Che piacere! Ma noi ci conosciamo già! Spero stiate bene, signora!”. Beatrice arrossì imbarazzata, mentre Juan stringeva la mano a Felipe sospettoso…una ruga strana solcò il suo volto, ombroso e silenzioso. “Juan…il signore mi ha evitato una caduta pericolosa martedì scorso al mercato, ricordi? Te lo avevo accennato!”. Manera ,rimasto in silenzio comprese subito l’imbarazzo creatosi e intervenne in men che non si dica nella conversazione per riportarla nel giusto binario, ovvero i lavori per la casa di Campeche. Beatrice non osava guardare né Felipe , né Juan che accigliato ascoltava l’architetto senza capire una parola…la gelosia ,ahimè, aveva fatto capolino nella sua testa e nel suo cuore!
    Finito il discorso, Manera li invitò tutti per un bel thè, ma Juan risoluto non accettò e con aria torva tornò a casa con Beatrice. Non gli piaceva per nulla quel damerino, soprattutto gli sguardi che lanciava alla moglie, tanto meno il rossore e l’inquietudine di quest’ultima. Per non parlare poi del viaggio che aveva tra due giorni : sarebbe stato via due settimane e quanto gli pesava, con quell’architetto in giro! Non rivolse la parola a Beatrice, ancora scossa per la coincidenza in casa Manera e per gli occhi di Felipe a cui non smetteva di pensare….

    I due sposi, nonostante la fastidiosa coincidenza a casa dell’avvocato, trascorsero i giorni prima della partenza serenamente, facendo lunghe passeggiate, andando a trovare la signora Caterina in convento e Mercedes e il Guercio nella loro nuova e bellissima taverna, che aveva davvero molti clienti e si trovava a pochi passi dalla loro casa. Felipe era ormai un capitolo chiuso nei loro discorsi, un po’ meno nei loro pensieri. Entrambi , per motivi diversi pensavano a lui : Juan ,con il tarlo della gelosia che ormai si era insinuato in lui ; Beatrice , conscia dell’attrazione che aveva comunque percepito.
    Il giorno dell’ennesima partenza di Juan, Beatrice con la fida Paloma, si recò al porto per salutarlo. La giornata era meravigliosa : cielo terso, mare tranquillo e una dolce brezza che leniva il caldo. Aveva tanta tristezza nel cuore, le capitava tutte le volte che Juan si allontanava, memore di quel lontano primo viaggio in cui gli fu tesa un’imboscata e fu imprigionato…brutti ricordi, ormai, ma la paura non era mai passata! Gli sfiorò il viso con tenerezza, accarezzando i lunghi capelli e facendo scorrere le dita sul ciondolo materno raffigurante la Madonna. Con lo sguardo gli implorò di tornare presto…lui la strinse forte e la baciò, si impresse nel cuore il viso di Beatrice, dolce e delicato, appoggiò una mano sul suo ventre, la accarezzò a sua volta e poi corse sul Satan che aspettava solo lui per salpare.
    Beatrice aspettò che l’imbarcazione fosse quasi invisibile prima di decidersi a tornare a casa : era stanca di questi continui viaggi di Juan…troppi e davvero lunghi. Lui le aveva promesso che stavano per finire, ma…più si avvicinava la data del parto, più la sua insicurezza veniva a galla.
    Immersa in questi pensieri , non si accorse che una figura si stava avvicinando a lei. “Signor Felipe! Che sorpresa!” sentì esclamare Paloma. Era proprio lui…si avvicinò e le baciò la mano con quello sguardo assai pericoloso…“Buongiorno signore…ero in giro per conoscere meglio questo borgo… vi ho viste da lontano e non ho saputo resistere…vi andrebbe qualcosa di fresco o qualunque altra cosa?”. Beatrice non sapeva come rifiutare … Juan era appena scomparso all’orizzonte e non le sembrava giusto incontrarsi con Felipe, ma d’altra parte con lei c’era Paloma…per cui acconsentì, sebbene avesse strani pensieri. Si sedettero in un delizioso dehor ,al fresco, e Felipe offrì loro una fresca limonata…era un gran parlatore, per fortuna, in quanto Beatrice , intimidita e sentendosi un po’ in colpa , non riusciva a dire una parola ! Raccontò che era di Città del Messico, dove era nato e aveva studiato …aveva poi vissuto alcuni anni in Spagna per fare pratica e…ne era valsa la pena! riceveva richieste di lavoro da tutto il Messico. Era la prima volta che si trovava a San Paolo, che trovava graziosissima…e dicendolo guardò Beatrice negli occhi! Perché, oltre ai sensi di colpa, Beatrice sentiva come un fremito tutte le volte che l’architetto la fissava in quel modo? Lui continuava a parlare su come portare avanti i lavori a Campeche e Paloma, che conosceva assai bene la casa, rispondeva alle sue domande e portava avanti il discorso. Finalmente si congedarono da lui…ma Beatrice si sentiva strana … non capiva se la gravidanza o quell’uomo o tutti e due i fattori le dessero quella strana sensazione…

    Passò una nottata insonne…pensava a Juan ma non riusciva comunque a dimenticare la cortesia di Felipe…si sedette per la colazione , quando entrò Paloma annunciando una visita …Beatrice restò di sasso quando apparve l’architetto in carne e ossa… “Buongiorno signora Aleardi…passavo di qui e ho pensato di farvi visita…spero non sgradita!”. “Ma no, signor Mendez…cosa dite! accomodatevi…Paloma, porta la colazione anche per il signor Felipe…”.Appena la cameriera si recò nella cucina, l’uomo si guardò intorno, poi arditamente, posò la mano su quella della padrona di casa… “Beatrice ,non so cosa mi abbiate fatto, ma dal giorno del vostro piccolo incidente non faccio che pensare a voi…scusate la mia impudenza…ma sono solito essere franco e sincero…”.La contessina ritrasse con velocità la mano e arrossendo replicò: “Voi mi offendete! Sono una sposa fedele e se non ve ne foste accorto, in dolce attesa…non sono proprio fatta per giocare con voi !” e con sdegno si alzò in piedi… “Scusatemi, ma è la verità….vi vedo sempre sola in questa casa e …siete così bella! Oserei dire sprecata…io sì che saprei rendervi felice”. La rabbia improvvisamente offuscò Beatrice: “Mio marito mi rende felice.. e non credo comunque sia affar vostro…vi prego di perdonarmi , ma ho molte cose da fare!”. E lo congedò con uno sguardo freddo e severo.
    Felipe incassò con un sogghigno il rifiuto sdegnoso di Beatrice, si inchinò e la salutò come se nulla fosse successo… Era convinto di poter far breccia nel cuore della bella signora : era sposata con uno zotico ,un pirata senza né arte né parte che per di più la lasciava spesso sola per i suoi viaggi…si era informato subdolamente un po’ da Paloma, un po’ da Manera. Sapeva la storia di Juan e non intendeva rinunciare alla stupenda contessa…il fatto che fosse incinta non lo turbava minimamente…a quello avrebbe pensato al momento opportuno…


    Come aveva osato , come aveva osato interferire tra lei e Juan??? Beatrice era furiosa, specie con se stessa , per non aver saputo intuire come si mettevano le cose….o non aveva voluto intuire? Pensando alle avances di Felipe, sentiva la rabbia aumentare…andava avanti e indietro nella sua stanza, incapace di dimenticare l’affronto subito. Silenziosa e oltraggiata, dopo la sfortunata colazione, prese una decisione: andare da padre Domenico a cui aprire come sempre il suo cuore. Frettolosamente prese cappello e borsetta e si recò in chiesa, dove attese smaniosamente il suo turno al confessionale. Il prete la ascoltò con pazienza e la tranquillizzò : non dubitava dell’amore tra Juan e Beatrice, ma era indignato per il comportamento di Mendez…come aveva potuto essere così sfrontato? Se avesse continuato ad importunarla, sarebbe intervenuto lui stesso!
    Rassicurata Beatrice ringraziò e fece ritorno a casa, contando i giorni che la separavano dal ritorno di Juan ed ignara che qualcuno avesse notato la presenza in casa di Felipe… il Guercio dalla sua taverna aveva notato il bellimbusto che spesso era nei dintorni….dire o no a Juan di un possibile rivale?
    In quei giorni Beatrice si recò spesso dalla madre o da Mercedes….voleva evitare incontri con Felipe senza il marito : aveva pure disdetto un appuntamento dall’avvocato Manera, sapendo che sicuramente c’era quello sfrontato. Non intendeva proprio dargli delle false speranze , lo irritava la sua sicurezza in contrasto con la sua fragilità di donna incinta… Eppure , anche in questi piccoli spostamenti, Felipe appariva sempre, come se seguisse l’itinerario della giornata : la salutava galante, le faceva il baciamano , fissandola con insistenza negli occhi e poi riprendeva il suo cammino, lasciando Beatrice con sentimenti contrastanti e una morsa allo stomaco. “Dove sei Juan???”si chiedeva guardando dalla finestra della sua stanza, nella speranza di veder riapparire il Satan.


    Finalmente Juan tornò : era in anticipo di tre giorni, aveva cercato di far prima …una strana inquietudine lo aveva pervaso in tutto il viaggio ,riguardo Beatrice e non voleva ignorarla… appena salpato fece per correre a casa…Dio quanto le era mancata Beatrice… si sentiva in colpa per quelle continue assenze ,ma era necessario: ora era un uomo onesto, affidabile e un futuro padre … quell’emozione lo prendeva sempre in modo particolare…poteva dare una vera famiglia al sangue del suo sangue, amore e protezione, tutto ciò che a lui era mancato… si sentì chiamare. “Ehilà Guercio! Non posso fermarmi! Sto correndo a casa!”. L’amico lo bloccò, prendendolo per un braccio e seriamente gli disse : “Juan, ti devo parlare, è una cosa seria”!. Vedendo lo sguardo accigliato dell’amico , Juan gli disse : “ Va bene, accompagnami e raccontami tutto!”.
    “Si tratta dell’architetto, Felipe Mendez... Ecco…vedi…non so come dirtelo! In breve…Continua a ronzare intorno a Beatrice….ehi! fermo!!!!” e trattenne Juan, già in procinto di cercare e affrontare il rivale, anche a mani nude. “Fammi finire… è un donnaiolo incallito, fa il cascamorto con tutte le signore dell’alta società…le seduce e poi le abbandona…mi sono informato da alcuni clienti della taverna…lo vedo spesso che gironzola attorno a casa tua.. non vorrei che infastidisse tua moglie!”.
    Juan schiumava di rabbia : aveva subito capito che era meglio non fidarsi di quell’uomo! Il suo sesto senso non si era sbagliato… Si rivolse impetuoso, al Guercio prendendolo per il bavero: “Sono furioso… e dannazione! Ho lasciato spesso sola Beatrice in questi mesi….se lo vedo…non so se sarò padrone delle mie azioni”. E , con i pugni chiusi dall’ira, diede un calcio ad un ciottolo della strada. “Calmati Juan…ora vai da tua moglie e parla con lei , senza farti accecare dalla gelosia, mi raccomando! Sono sicuro che Beatrice non ha per nulla civettato con quel tipo” disse l’amico. Juan si ricompose e gli strinse la mano con calore. “Grazie Guercio, hai ragione… cercherò…ma mia moglie è quanto di più prezioso possieda e non intendo sopportare che qualcuno, Mendez o chicchessia, osi farle la corte in mia assenza!”.
    Arrivato a pochi metri da casa , vide da lontano Felipe con un enorme mazzo di rose rosse. Per Mendez i fiori erano un gesto di pace verso Beatrice: le avrebbe chiesto scusa per il suo ardire…ma poi avrebbe continuato a corteggiarla…avrebbe ceduto, prima o poi, ne era sicuro! Nessuna signora dell’alta società aveva resistito al suo fascino e anche lei sarebbe caduta nella sua rete, l’ennesima vittima della sua vanità!
    Juan lo osservò, aspettando che andasse oltre, ma… eccolo bussare …come osava chiedere a Paloma della signora Beatrice….si dimenticò la promessa fatta al Guercio e con il suo passo sostenuto si avvicinò al rivale. Sicuramente lo prese alla sprovvista : tutti a San Paolo sapevano che il ritorno di Juan era previsto fra tre giorni…Felipe sentì qualcuno che lo bloccava alle spalle e gli sussurrava alle orecchie : “ Belle queste rose…non saranno mica per MIA moglie?”. Le rose caddero a terra , tracciando un disegno sulla strada con i petali rosso fuoco. Felipe non era abile quanto Juan in fatto di lotta e sentì la paura invadere ogni centimetro del suo corpo. Juan lo strattonò e urlò “Come ti permetti di importunare mia moglie eh???”.Da casa Beatrice senti la voce dell’amato, intuì cosa stava succedendo e corse trafelata, seguita da Paloma e da Gioacchino, che fortunatamente aveva portato per loro delle provviste troppo pesanti dal mercato proprio quel giorno. Di corsa arrivò pure il Guercio: conosceva assai bene il carattere di Juan e per precauzione lo aveva seguito. Giusta mossa …subito, con Gioacchino, divise i contendenti, mentre Beatrice supplicava pallida il marito di smetterla. L’ira era identica , se non maggiore , di quella del Diablo al suo arrivo a Campo Real, quando l’amato reclamava Anna e lei aveva cercato di fermarlo: impossibile, lo sapeva e questa consapevolezza la spaventò in modo irrazionale…
    Juan sembrava un toro nell’arena….ricordava bene i dissapori con il fratello per Beatrice e Anna…era furioso….Felipe, fattosi coraggio dall’arrivo di rinforzi, si ripulì i vestiti polverosi , fissandolo con aria di scherno….
    Beatrice piangeva e, ad un certo punto, fuggì tra le lacrime.
    I suoi passi veloci, dapprima senza meta, la condussero alla scogliera…si sedette nel silenzio, solo guardando l’orizzonte e ascoltando il rumore del mare poteva calmarsi…Ma neanche l’azzurro del cielo che andava unendosi a quello del mare , né il frangersi delle onde riuscì a darle conforto. Aspirò con forza il profumo salmastro e poi si prese la testa tra le mani: cosa aveva fatto!!!!Aveva lasciato che quel miserabile la corteggiasse e…le aveva fatto pure piacere. Si sentiva sola, le lunghe assenze di Juan non avevano giovato…pensò al marito e ai bei momenti trascorsi con lui : Campo Real, l’anello di fidanzamento, il bacio in giardino, le nozze, le sue avventurose intrusioni a casa quando era ferito e ricercato. Ricordò la sua gentilezza, il suo amore, la sua tenerezza nascosta nella durezza dello sguardo….come aveva potuto pensare che quattro complimenti di un bellimbusto qualsiasi potevano competere con Juan e tutti i gesti e pensieri che lui gli aveva dimostrato dal giorno del fidanzamento…L’aveva paragonata ad un gioiello di inestimabile valore, quando aveva ringraziato Caterina a Campo Real…e lei??? Si era lasciata tentare. “Potrà mai perdonarmi??? E chissà cosa sarà successo…”.


    Nel mentre Juan si dibatteva furioso tra Gioacchino e il Guercio… “Lasciatemi, lasciatemi, quel miserabile deve pagare il suo affronto!”. “Juan fermo, per l’amor del cielo, ricordati che hai già combattuto in duello… quanto hai penato poi…!” lo ammonì il Guercio. Juan si calmò, finalmente….non valeva la pena battersi per un uomo viscido come Felipe…e Beatrice…dove era fuggita??? Guardò con disprezzo il rivale e gli disse : “Ricordati… solo le montagne non si incontrano mai…tra noi la questione non è affatto terminata! Ora sparisci….Non voglio più vederti , né qui né a Campeche! ”. Felipe sogghignò e se ne andò, lentamente, con l’intento di provocare il geloso rivale, sempre stretto nella morsa dei suoi fidati amici. Avrebbe potuto denunciare Juan per aggressione, ma Beatrice non lo avrebbe mai perdonato…. “Qualcosa mi inventerò” disse tra sé, allontanandosi da casa Aleardi, sotto lo sguardo inferocito di Juan. “Che vigliacco, miserabile!!!” urlò Juan, che non abbandonava il nemico nemmeno con gli occhi. “Che non si azzardi a mettere piede nella mia casa, mai più!” urlò alla spaventata Paloma che aveva cercato di inseguire Beatrice, ma a causa dell’età aveva dovuto desistere. Quando finalmente si liberò dalla presa del Guercio e di Gioacchino, Juan corse alla ricerca della moglie….dove trovarla? subito pensò alla casa sulla spiaggia o al convento…tra quelle mura amiche aveva sempre trovato conforto davanti alle dure prove che la vita le aveva inflitto…no, doveva essere in un posto solo loro, non condiviso con Anna , Andrea o chiunque altro .. poi ebbe un pensiero… la scogliera, dove si erano incontrati i primi tempi , lei novizia disperata, lui spavaldo e arrogante amante di Anna e dove si erano ritrovati dopo il terremoto e l’incontro con Basilio….era il loro posto del cuore, solo loro e di nessun altro…corse, sperando che il suo intuito non lo avesse abbandonato… la vide da lontano… seduta su uno scoglio, singhiozzante. Sembrava un angelo, una sirena, un essere meraviglioso. Il cuore di Juan sussultò: aveva avuto la fortuna di sposare questa creatura paradisiaca e lui, per l’ennesima volta, stava per rovinare tutto con le sue assenze e il suo carattere collerico. Beatrice non si accorse della sua presenza : il pianto le faceva sussultare il ventre e per un attimo ,dopo essersi asciugata le lacrime, lei lo accarezzò, infelice e provata. In mano aveva il fazzoletto ricamato da lei stessa, con le iniziali di Juan: lo stringeva convulsamente , cercando inutilmente di frenare la disperazione. Per non spaventarla Juan si avvicinò e dolcemente la chiamò per nome…lei si voltò, lo sguardo rigato di lacrime e l’ afflizione nei suoi dolci occhi azzurri. Si sedette accanto a lei, le prese le mani , le baciò… “Scusami amore, come al solito sono stato impetuoso e stolto…rischiando di rovinare la nostra felicità!”.
    Lei pianse ancor di più: “Sono io che devo implorare il tuo perdono….Felipe è colpevole quanto me… non dovevo dargli confidenza…ero sola ,Juan, SOLA!!!! E le sue gentilezze, lo ammetto mi hanno fatto piacere, all’inizio….poi ho capito il suo gioco, ma troppo tardi! Potrai mai perdonarmi?”. Juan le asciugò teneramente le lacrime e la strinse a sé, unico rifugio in cui lei si sentiva davvero protetta, accarezzando il ventre che presto lo avrebbe reso padre. Senza tanti discorsi la baciò. “Andiamo a casa” disse con dolcezza , la prese per mano e si avviarono.


    Paloma non riusciva a cucire la stoffa per la culla…era agitata, ansiosa…quella lite ,poteva evitarla! Come aveva fatto a non capire che Felipe aveva delle mire sulla signora Beatrice? Come era potuta essere così sciocca ed ingenua???appoggiò ago e filo sul tavolo della cucina e si mise le mani sugli occhi: non voleva piangere , ma la tristezza che la avvolgeva era pesante. Dopo che Juan era corso alla ricerca della moglie , il Guercio e Gioacchino si erano accertati che il bel Felipe fosse davvero fuori dal circondario e poi erano corsi da lei per sapere se aveva bisogno di aiuto. Aveva offerto loro una limonata fresca e poi li aveva congedati, ostentando sicurezza e tranquillità, ma in cuor suo fremeva… era uscito fuori il carattere di Juan che ancora conosceva poco e temeva che il suo amato ragazzo combinasse guai…aveva guardato dalla finestra più e più volte, ma nessuno stava tornando a casa. Tolse decisa il grembiule, con l’intenzione di chiedere aiuto al Guercio e all’avvocato Manera, quando da lontano vide una coppia avvicinarsi a casa: lui la teneva a braccetto, lei camminava lentamente, appoggiando i lunghi capelli biondi spettinati dal vento ,sulla spalla dell’uomo.
    Ogni volta che li vedeva insieme, non poteva non notare quanto fossero opposti fisicamente e proprio per questo bellissimi…lui moro, la pelle abbronzata per i lunghi periodi sul Satan, fiero e dagli occhi così uguali a quelli della sua Monica ; lei dai lineamenti delicati ,ora ancor di più, in stato interessante, bionda e con occhi color del cielo…insieme sembravano una cosa sola! Come Felipe credesse di dividerli, per lei era un mistero! Per questo non aveva dato importanza all’atteggiamento dell’architetto… era impossibile trovare una coppia più affiatata e innamorata di quei due.
    Corse loro incontro con le lacrime agli occhi, insicura e intimidita. Juan disse : “Siamo tornati ,Paloma! per un po’ non partirò …. la nostra creatura ha bisogno di noi!”. “Ma i lavori a Campeche, il vostro nuovo lavoro….”balbettò Paloma… “Il mio posto è qui, con la mia famiglia! Non ho bisogno di altro. A quello penseremo dopo”. E i due innamorati entrarono in casa , guardandosi negli occhi.
    Paloma tirò un sospiro di sollievo, facendo il segno della croce! Quel Mendez poteva essere un rivale pericoloso per il suo Juan, ma laddove l’amore è così forte e solido, niente e nessuno può nulla! L’amore di Juan e Beatrice era potente più di qualsiasi altra cosa, pronto a riprendere vigore davanti alle difficoltà, un amore che neanche la morte avrebbe potuto dissolvere… poteva tornare tranquilla a cucire per la culla ! Da qualche parte ,chissà da chi, aveva sentito dire che l’amore, dopo la gelosia, nel momento della riconciliazione , diventa più dolce e più vivo… e guardando i due innamorati sorrise.. era davvero così!
    FINE

    Edited by Fogliarella - 19/11/2020, 12:54
     
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    IL BACIO IN GIARDINO.
    CAMPECHE.
    La primavera sembrava essere arrivata di slancio, quell’anno…. tutto era perfetto nella vita di Juan e Beatrice! Ad aprile si erano trasferiti a Campeche almeno fino all’autunno: Beatrice avrebbe partorito nella casa natia della madre di Juan, Monica e poi sarebbero tornati a San Paolo. I lavori ovviamente, dopo gli incidenti sgradevoli con Felipe, erano stati commissionati ad un altro architetto che in poche settimane aveva reso abitabile l’area principale: una cucina, il soggiorno, la stanza per Paloma, due camere da letto e il bagno. Sì, per il momento sarebbe bastato! Il resto era previsto per l’inverno, quando la famigliola avrebbe fatto ritorno a San Paolo.
    Come sempre Paloma si curava dei due giovani, attendendo con trepidazione il momento del parto. Era felice, l’attempata governante: vedere i due sposi così uniti e in sintonia era una gioia per gli occhi. Juan aveva già contattato la levatrice: veniva a casa Aleardi anche tre volte a settimana, specie ora che il termine si avvicinava, per controllare con dovizia la situazione di Beatrice. La futura mamma, nell’attesa, si occupava del grande giardino…non immaginava che le avrebbe dato così felicità e soddisfazione! Aveva scelto lei quali fiori piantare, il colore e la loro posizione. Ogni volta che si recava in quell’oasi di pace, aspirava beatamente ad occhi chiusi il profumo e ascoltava il ronzio delle api, pensando di costruire delle arnie per poi avere del miele (in quel periodo era una sua voglia ricorrente) e il cinguettio dei pettirossi, che aspettavano docili che la terra fosse rimossa per trovare cibo. Beatrice amava ogni angolo di quel giardino, ma soprattutto là dove sorgeva una bellissima pianta di avocado, attorniata dal bagliore di strelizie, agapantus e crochi. Era solita sedersi sotto l’ombra dell’albero per leggere o riposare le gambe stanche dalla gravidanza o inventarsi un pic nic con Juan, che soddisfaceva ogni suo desiderio! Lei era la sua regina che presto gli avrebbe regalato quanto di più prezioso al mondo: un figlio. Beatrice lo prendeva bonariamente in giro e gli ricordava che sarebbe stata una femmina, lei se lo sentiva ogni volta che la creatura scalciava determinata nel suo grembo! Juan era così felice che non gli importava il sesso del nascituro: era suo e di Beatrice, frutto di un grande amore e questo gli bastava.
    Ormai mancava poco, forse neanche un mese al giorno presunto del parto quando Juan ricevette un messaggio dal Guercio: doveva tornare prima possibile a San Paolo poiché il signor Nicola non stava bene. Juan considerava l’avvocato più di un padre: senza di lui forse avrebbe preso strade poco raccomandabili, gli era grato per tante, troppe cose…ma Beatrice era al termine della gravidanza e non voleva lasciarla sola… “Devi andare, Juan!” le impose la moglie dopo aver letto il dispaccio. “Verrei pure io, ma preferisco non affaticarmi! E non preoccuparti per me!!! Paloma è un aiuto sicuro e fidato”. Juan non era convinto, ma facendo i dovuti calcoli sarebbe rimasto dall’avvocato non più di due giorni e poi avrebbe preso la via del ritorno. Nel suo cuore un dissidio enorme, poiché non voleva lasciare sole le due persone a cui voleva più bene. Decise di partire la sera stessa, per essere a San Paolo il mattino seguente. Salendo sulla “Santa Beatrice” e abbracciando la moglie, scacciò via i soliti cattivi pensieri che lo assalivano ogni volta che partiva per un viaggio, memore della triste esperienza avuta subito dopo le nozze, e una volta al largo sperò di non avere brutte sorprese. Sul ponte, respirando l’aria salmastra, pregava Iddio stringendo la medaglietta della madre che aveva al collo e non aveva più tolto, affinché andasse tutto bene, per Nicola, ma anche per Beatrice.
    SAN PAOLO.
    Come previsto arrivò in mattinata. Di buon passo si recò dal signor Nicola, ma sulla soglia la governante Angelina lo bloccò: “Non potete entrare, signor Juan! Ha la febbre altissima e in questo momento il dottor Dominguez lo sta visitando! Sono davvero preoccupata!” e scacciando una lacrima, lo fece accomodare. Juan attese con malumore che il dottore finisse la visita e appena lo vide, scattò in piedi: “Ditemi, cos’ha??? Come sta??? Perché questa febbre alta???”. Il dottore si sedette, si asciugò il sudore dalla fronte e bevve avidamente la limonata che Angelina aveva portato per entrambi, poi parlò: “Si tratta di una influenza che però, causa l’indisciplina dell’avvocato, si è trasformata in polmonite…Non so…gli ho dato un medicamento nuovo proveniente dall’Europa…bisogna solo aspettare che trascorra tranquillo la notte!”. Dopo che il medico se ne andò, Juan iniziò a percorrere avanti e indietro l’ingresso come un leone in gabbia: ci mancava pure la polmonite, accidenti! Chiese ad Angelina di preparare la stanza degli ospiti, deciso a rimanere al capezzale del buon Manera.
    CAMPECHE.
    Beatrice ricamava in giardino, nel suo angolo prediletto, dove aveva fatto mettere una deliziosa panchina con un tavolino e qualche sedia. Ogni tanto si distraeva dal suo lavoro, pensando con apprensione a Manera e a Juan…quanto le era mancato quella notte! Troppo! Amava stringersi a lui, inspirare il profumo dei suoi capelli, del suo corpo, sentirsi parte vitale del marito! Avevano perso troppo tempo a causa della cattiveria altrui e di intrighi crudeli e anche un’ora lontana da lui…era dolorosa. Arrivò di corsa Paloma con un telegramma in mano: era di Juan! Era giusto si fermasse a San Paolo, ma una morsa di dispiacere la prese di soprassalto per poi dissolversi…in fin dei conti al parto mancavano tre settimane…due giorni erano davvero poca roba! Si alzò e guardò il possente avocado davanti a lei: sicuramente i loro figli avrebbero giocato tra i suoi rami e magari…ma basta sognare ad occhi aperti! Era ora di cena e lei doveva ancora cambiarsi: forse sarebbe venuta ospite la signora Lucia Garcia, la vicina di casa. Aveva circa l’età di Beatrice e, essendo già mamma di un bimbo di 6 mesi, Enrique, le dispensava consigli davvero utili. Il marito era un ricco commerciante ed in quei giorni era in viaggio per lavoro. Paloma la aiutò a rinfrescarsi e a cambiarsi d’abito e poco dopo arrivò Lucia con il piccolo Enrique che dormiva nel suo trasportino in vimini. Juan ne aveva costruito uno simile anche per loro, smanioso di usarlo quanto prima. Beatrice era sollevata di trascorrere in compagnia la serata: Lucia era socievole e alla mano e tra loro era nato un bel rapporto d’amicizia! La serata fu davvero piacevole: chiacchierarono del più e del meno, con aneddoti sul piccolo Enrique e sulla loro infanzia. Gustarono il dolce e si accomodarono nel soggiorno, osservando il neonato che pacificamente dormiva. Ad un tratto Beatrice sentì una fitta alla schiena, ma non vi fece caso dato che era chinata per ammirare Enrique. I dolori però continuarono regolarmente e Lucia impallidì: “Beatrice…fa chiamare subito la levatrice !!!!Temo che il parto sia vicino!”. “Non è possibile!!!!mancano ancora due o tre settimane!!!” protestò Beatrice, ma l’ennesimo dolore la convinse a chiedere aiuto. Paloma non se lo fece ripetere e in meno che non si dica corse verso la casa della levatrice. Nel frattempo, Lucia la fece stendere sul letto, prese degli asciugamani e fece bollire l’acqua, sperando in cuor suo che la levatrice non avesse altri impegni e si sbrigasse!!! Il suo Enrique era stato velocissimo!
    SAN PAOLO.
    Juan, ignaro di tutto, finalmente entrò nella camera in penombra dell’avvocato: era visibilmente dimagrito, con occhiaie evidenti, stremato ... ma quando lo vide ai piedi del letto la gioia fu immensa! “Juan, figliolo… ma non dovresti essere con tua moglie?”. “Signor Nicola, ma cosa dite!!!! Voi siete come un padre per me! Anche Beatrice era d’accordo che io venissi! Mancano ancora settimane al parto, state tranquillo!” e lo aiutò a mandar giù un delicato brodino di pollo preparato da Angelina. La brava governante aveva tirato a lucido la stanza degli ospiti, cosicché Juan, stanco per il viaggio, andò subito dopo a riposare, sperando che Nicola trascorresse una notte tranquilla…quella tosse non era proprio bella, anzi!
    CAMPECHE.
    A Campeche, nel frattempo, era arrivata la levatrice: con tocchi dolci ma capaci ed esperti, capì che la creatura era girata bene e vide che le contrazioni erano sempre più ravvicinate… si prospettava un parto veloce e tranquillo! Si accomodò vicino e poi la fece camminare…finché non ritenne che fosse arrivato il momento…Durante il travaglio Beatrice urlò e pianse, soprattutto per la mancanza di Juan…ma perché il parto era prima del tempo, perché???Per fortuna in poche ore, verso le 3 del mattino, nacque Monica: una bellissima bimba, come Beatrice aveva sempre sperato ed immaginato, che immediatamente urlò al mondo la sua presenza! Beatrice e Paloma erano commosse, ma dispiaciute che Juan non fosse presente. Ovviamente Beatrice rifiutò una balia e avvicinò la piccina al seno: subito ritrosa, a poco a poco Monica capì e affamata si nutrì del latte materno. Che sensazione unica. Beatrice per un istante si sentì in Paradiso e sperò che Juan tornasse al più presto per condividere con lui questa gioia! Ordinò a Paloma di andare subito, appena giorno, a spedire un telegramma alla madre e a Manera, per avvertire Juan della nuova arrivata.
    SAN PAOLO.
    Il signor Nicola si svegliò visibilmente migliorato! Il medicamento d’oltreoceano sembrava aver fatto il suo dovere! Vide Juan seduto scompostamente su una sedia ai piedi del letto, addormentato: nella notte, svegliato da attacchi di tosse dell’avvocato, era corso nella sua stanza e si era appisolato… nel frattempo Angelina arrivò con la posta che lui appoggiò sul comodino per occuparsene in seguito, ignaro che contenesse il telegramma che informava della nascita di Monica. Juan si svegliò di scatto e vide che l’avvocato era seduto e lo guardava sorridendo! “Come state??” “Juan, sto davvero meglio! Tra poco arriverà il medico, ma il farmaco che mi ha dato ieri ha fatto miracoli! Se fossi in te, pomeriggio partirei per stare con Beatrice”. “Vedremo, avvocato, vedremo…dopo pranzo prenderò una decisione!”. Intanto arrivò il dottor Dominguez: lo auscultò, misurò la febbre e dopo una accurata visita, sorrise! “Avvocato, che gioia! State benissimo rispetto a ieri!!! Se la cura continuerà così, nel giro di una settimana sarete guarito definitivamente!”. “Hai sentito Juan! Puoi ripartire per Campeche! Hai una splendida moglie che ti aspetta, non puoi stare al fianco di un vecchietto come me!”. Juan sorrise, ma non era ancora convinto. “Se tutto va bene, partirò domani, ma non vi libererete facilmente di me” e abbracciò Nicola, visibilmente sollevato.
    CAMPECHE.
    Beatrice aveva trascorso il resto della notte a contemplare la piccina: pochi capelli scuri, occhi chiari, due manine e due piedini minuscoli… era avvolta in un vestitino rosa di cotone che la signora Caterina aveva fatto a maglia ed era …meravigliosa! Assomigliava ad entrambi e dormiva placida nella culla che Paloma aveva cucito mesi prima. Chissà se Juan aveva letto il telegramma, se era partito, se l’avvocato stava meglio…mille pensieri le affollavano la testa: il cuore era tutto per Monica e Juan. Non poteva andare al porto ad aspettarlo e quella era una spina nel petto. Ma sicuramente domani lui sarebbe arrivato e avrebbe conosciuto la sua creatura meravigliosa! A poco a poco chiuse gli occhi, stremata dalle recenti fatiche e si appisolò in attesa di altre poppate. Aspettava con ansia quel momento, in cui lei e Monica si fondevano e si guardavano negli occhi…un momento magico solo per loro! Di prima mattina arrivò la levatrice e soddisfatta constatò che Beatrice e la piccola stavano proprio bene! Sarebbe ripassata il giorno dopo, ma era fiduciosa: nonostante la nascita un poco prematura, Monica era perfetta e mangiava che era un piacere! Beatrice, poi, era il ritratto della felicità! Lo sguardo sempre rivolto oltre il giardino, in attesa del suo amato!
    SAN PAOLO.
    Amato che, inconsapevole, trascorreva la mattinata con Nicola, aiutandolo a pranzare e sistemandogli i cuscini per farlo stare seduto. Gli diede la medicina europea che tanto era servita e si sedette lì vicino, durante il riposo pomeridiano. Nel tardo pomeriggio finalmente il buon Nicola diede una veloce lettura alla posta. Tra la folta corrispondenza, arrivò tra le sue mani il telegramma di Paloma… “Che mi venga un colpo!” disse togliendo gli occhiali e osservando Juan che, alla finestra, pensava proprio alla moglie. “Juan, leggi, svelto!!!”. “Non ci posso credere!!!” ribatté Juan …. Non sapeva se essere felice della recente paternità o furioso per non essere stato al fianco di Beatrice in un momento unico nella vita! Rilesse almeno una decina di volte il telegramma, guardando poi tra le lacrime il volto gentile dell’avvocato che gli sorrideva, quasi vergognandosi. “Juan, devi partire domattina! Non puoi rimanere qui! Sei padre! Non puoi perdere tempo a San Paolo, quando a Campeche ci sono due donne ad attenderti!”. “Ma signor Nicola, come posso lasciarla…!” … Juan era tentato di partire nella notte, ma nello stesso tempo temeva per la salute del caro amico. Non sapeva che fare! Il telegramma ormai era accartocciato nelle sue mani chiuse a pugno e Juan, fumantino come sempre si aggirava in casa Manera come un animale in cattività. Per fortuna Nicola lo affrontò: “Juan, ascoltami… questa notte non puoi partire…questo vento, lo sai meglio di me sarebbe un ostacolo! Vai dalla signora Caterina, vorrà partire anche lei e poi a riposare: domattina potrai alzare le vele e in serata essere a casa dalle tue donne! Io ormai sto guarendo: Angelina e il Guercio sapranno aiutarmi nella convalescenza. Appena guarito, ti prometto che verrò a farvi visita! Non vedo l’ora di conoscere la piccola!”. Juan si arrese all’evidenza delle sagge parole: “Sì, avete ragione…questa notte sarebbe impossibile navigare…farò come dite voi, come al solito! Grazie avvocato! A proposito… con Beatrice ne avevamo già parlato: saremmo felici se potesse essere il padrino al battesimo. Per noi siete un padre, signor Nicola!”. La commozione era palpabile. “Ma certo Juan! Per me è un onore! Ora vai, riposa e domattina salperai tranquillo!”. Prima di riposare Juan si recò dal Guercio per essere sicuro che si sarebbe occupato dell’avvocato, ma soprattutto per annunciare la dolce novità. Anche Mercedes si dimostrò felicissima della novità, dato che aveva appena scoperto di essere incinta! Nel giro di sei mesi anche il Guercio sarebbe diventato padre! Juan gli diede una pacca sulla spalla, accarezzò Mercedes e corse al convento: Caterina sapeva la lieta notizia e accettò l’invito di Juan…con il treno ci avrebbe messo troppo tempo e anche lei era impaziente! Il novello padre tornò a casa Manera per trascorrere la notte. Sempre che riuscisse a dormire: troppe novità in poche ore!
    CAMPECHE.
    Di buon mattino la levatrice fece visita alla puerpera e soddisfatta constatò che Beatrice continuava ad avere latte e la piccola lo gradiva assai. Diede alcune piccole istruzioni a Paloma e “diede il permesso” alla neomamma di poter allattare in giardino la mattina seguente. Beatrice non vedeva l’ora di coccolare Monica all’ombra dell’avocado, immersa dai mille colori dei suoi fiori. Ubbidiente restò ancora a letto quel giorno, fiduciosa dell’arrivo di Juan da lì a poco. Non aveva visto, dalla sua camera, alcuni nuvoloni che arrivavano e si protraevano sul mare….
    SAN PAOLO.
    … nuvoloni che anche a San Paolo fecero il loro ingresso, tra le maledizioni di Juan. Da esperto marinaio quale era, sapeva che era un azzardo partire con quel tempo…e non poteva certo rischiare! Sul molo davanti al “Santa Beatrice” schiumava di rabbia e furioso andava su e giù come impazzito. Il Guercio arrivò di corsa: “Juan, scrivi un telegramma a tua moglie…lo sai con questo tempo sarebbe follia partire!”. “Lo so, lo so! Ma io…. Voglio conoscere mia figlia, stringere mia moglie tra le braccia…e invece sono qui!”.” Dai retta a me…tempo uno due giorni potrai salpare! Avvertirò io la signora Caterina!”. E così Juan scrisse alla moglie del ritardo…ne approfittò per comprare un qualcosa che ricordasse la nascita della bimba. Per Beatrice un anello in oro bianco con incastonata una pietra azzurra come i suoi occhi; per Monica decise di acquistare dei germogli di beaucarnea, li avrebbero piantati in giardino, nell’angolo di Beatrice e avrebbe fatto ricordare loro, crescendo, i progressi della loro amata creatura.
    L’avvocato era mortificato: se Juan non fosse corso da lui, ora sarebbe a casa! Si sentiva maledettamente in colpa! Ormai stava bene: il giorno seguente poteva alzarsi e avere una convalescenza tranquilla, ma la sua testa era sempre lì…Juan e Beatrice separati per causa sua! Juan ritornò nel pomeriggio e soddisfatto mostrò i suoi acquisti a Manera, sempre inquieto! “Avvocato, non avete colpa, non siate triste! Sarei venuto comunque! La colpa è del tempo! Quale figlio non si rivolge al proprio padre nel momento del bisogno? E voi siete un padre per me! Aspetterò con voi questi giorni e non appena il tempo me lo concederà, partirò per Campeche!”. “Che tu sia benedetto Juan”, rispose commosso Nicola e poi lo abbracciò con affetto.
    CAMPECHE.
    Purtroppo, l’attesa si protrasse per tre giorni…A Campeche il brutto tempo era stato questione di una notte e Beatrice ormai andava di mattina o nel tardo pomeriggio nel suo angolo in giardino per accudire la piccola Monica. Si sedeva direttamente su una coperta sull’erba per le poppate della piccina, in attesa che facesse conoscenza del suo papà. Quella mattina il cielo era terso e una leggera brezza soffiava dal mare. Juan era partito la sera prima con la suocera: non poteva fare altrimenti, il brutto tempo era durato più del previsto! Nonostante tutto era felice: l’avvocato faceva progressi ogni giorno e lo aveva constatato con i suoi occhi. Ora la sua priorità era solo conoscere la sua piccola bimba! Lasciò sbrigare le ultime faccende relative allo sbarco ai suoi uomini, pagò una carrozza per Caterina e corse verso casa. Quasi andò a sbattere in Paloma che meravigliata lo salutò con calore: “Signor Juan finalmente! La signora è in giardino con la piccola…. Nel suo angoletto preferito!”. Lui la abbracciò e andò dall’avocado. Una scena meravigliosa lo fece tremare di gioia: Beatrice era seduta su una coperta, con il suo abito azzurro che le aveva regalato poco prima del parto. Stava allattando, persa negli occhi di Monica e le cantava una filastrocca che da piccina il padre era solito farle sentire prima della nanna…quasi non lo aveva conosciuto, ma quel canto era rimasto nel suo cuore. Juan era come incantato e prima di farsi vedere aspettò che Beatrice si ricomponesse: non voleva imbarazzarla. Poi si avvicinò e la chiamò: Beatrice gioiosa gli fece cenno di avvicinarsi. Ecco tuo padre, piccola Monica! Finalmente è arrivato!”. Gli porse la neonata, che Juan timoroso prese tra le braccia. La guardò e subito diede alla piccola un bacio sulla fronte, sulle guance, sulle manine…ovunque!!!Non riusciva a smettere, la copriva di baci ispirando quel profumo di buono che solo i neonati hanno, profumo che lo aveva completamente rapito. La baciò e la ribaciò finchè la piccola non si addormentò, con tenerezza la pose nel trasportino di vimini e commosso si rivolse alla moglie, le accarezzò i capelli e baciò anche lei, ma con ardore, con una fame che era amore, passione, incredulità, condivisione, gioia…Beatrice si lasciò cadere sulla coperta rispondendo voluttuosamente al bacio. Non una parola, solo la gioia di riconoscersi attraverso le labbra, le emozioni e le sensazioni che unicamente loro possedevano! Juan si staccò dalla sua bocca, cercò i suoi occhi e si immerse in una immensità che neanche l’oceano gli aveva mai donato. Le prese le mani, le baciò e la accarezzò! Beatrice a sua volta prese una ciocca corvina dei capelli di Juan, la avvolse al dito e riprese a baciarlo, con una felicità e un fremito che una volta non sapeva di possedere. Rimasero accoccolati sulla coperta in silenzio, avvolti dal profumo dei fiori: i baci parlavano per entrambi! Erano baci diversi, forse meno sensuali e più teneri, baci tra due persone che hanno passione e dolcezza da condividere, baci di due genitori innamorati di fronte al frutto del loro amore. Monica li legava ancora di più e quei baci ne erano la dimostrazione! Juan ad un certo punto si staccò, appoggiò la testa sul grembo della moglie e disse: “Grazie! Mi hai reso ancora più felice! È bellissima, siete bellissime!”. Beatrice sorrise e si accorse dei germogli di beaucarnea. “Amore, desideravo tanto avere in giardino questa pianta! La metteremo là e ogni anno la vedremo crescere insieme a Monica!”. Solo allora si alzarono, presero la bimba e si avviarono verso casa, dove stava per arrivare la nonna e dove avrebbero potuto continuare privatamente quella lenta danza di baci.
    Da quel momento, in quella casa, un cuore che prima non c’era batteva a tempo con altri due, con la sintonia che solo il vero amore produce. Juan ricordò una frase che aveva sentito in quei giorni dall’avvocato Manera, amante della letteratura straniera: “Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini” *. Sogghignando pensò: “Dunque io, proprio io, il Diablo, sono in paradiso: ho un giardino dai fiori meravigliosi, una stella luminosa e splendente al mio fianco, Beatrice, e la mia bambina adorata…”. E incredulo sorrise alla sua buona sorte, stringendo al cuore le uniche due donne della sua vita.
    *cit : Dante Alighieri.

    FINE
     
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    LA RIVELAZIONE

    Era arrivato l’autunno e come previsto Juan, Beatrice e la piccola Monica avrebbero trascorso a San Paolo i mesi invernali. Juan si occupava dei suoi affari al porto e Beatrice passava molto tempo con la madre e con Mercedes, che aveva appena dato alla luce un bel maschietto! Lei e il Guercio lo avevano chiamato Juan: un piccolo omaggio per una persona che per loro era stata sempre presente e li aveva aiutati senza mai un secondo fine! Paloma, la loro fedele governante, era rimasta a Campeche per finire ancora alcuni lavori nella casa e poi li avrebbe raggiunti a San Paolo il mese successivo.
    Un giorno di fine ottobre il piccino di Mercedes iniziò a tossire e ad avere febbre alta, seguito immediatamente dalla piccola Monica. Il dottore riferì alle madri preoccupate che si trattava di una normale influenza stagionale, che presto avrebbe interessato tutta San Paolo. Per i bambini prescrisse uno sciroppo e del miele disciolto nel latte o nell’acqua, per attutire i dolori alla gola. Nel giro di quattro giorni entrambi guarirono e tornarono ai loro schiamazzi da neonati, sotto lo sguardo dolce e intenerito delle madri.
    Dopo una settimana, Beatrice sentì bussare alla sua porta: era suor Lorenza dal convento. La signora Caterina aveva la febbre alta, sicuramente l’influenza presa dai bambini, ma non stava bene per nulla! Febbre molto alta, più del normale.
    Beatrice lasciò Monica con Mercedes e corse subito al convento, preoccupata ed ansiosa.
    La accolse Suor Lorenza, in evidente stato di preoccupazione. “Sua madre sta male, signora Beatrice! La febbre continua a salire…le ho preparato un letto accanto alla signora Caterina nel caso volesse vegliarla…”.
    Beatrice ringraziò e nello stesso tempo pensò a Monica, grata che Mercedes potesse occuparsi di lei e darle il latte.
    Era sera e Beatrice si mise accanto alla madre, cercando di darle sollievo con delle pezzuole imbevute d’acqua.
    Subito si accorse del delirio della povera donna, dapprima senza senso poi comprensibile… “Anna…. Povera creatura mia… Anna …. Tuo padre…. Anna!”.
    Per Beatrice era normale che la madre si rivolgesse alla sorella prematuramente mancata, ma… il padre? Cosa c’entrava? Il loro padre era morto quando erano piccole, lei che era la maggiore, stentava a ricordarlo…pensa la mente umana cosa tira fuori nel momento del delirio…pensò.
    Caterina si rigirava sudata nelle fresche lenzuola di lino: lo sciroppo prescritto dal medico era stato assunto, ma non faceva i miracoli che pochi giorni prima aveva elargito alla piccola Monica e al piccolo Juan.
    Ed ecco che riprese il delirio…” Maurice, è tua figlia, credimi… no… non lasciarmi! Lo giuro, sulla mia figlia maggiore…no no, non lasciarmi, portami con te… Europa, voglio venire con te in Europa…”.
    “Madre, madre mia, cosa succede? Calmatevi, ve ne prego…cosa dite, non siete in voi! Chi è Maurice… cosa sento mai? Calmatevi vi prego!”. Beatrice era in lacrime accanto alla donna che continuava il suo discorso senza capo né coda.
    Verso le due di notte Caterina si calmò, il respiro riprese regolare e si addormentò.
    Beatrice cercò il sonno ristoratore, ma quelle parole continuavano a risuonarle nella testa…Anna? Maurice? Europa? Sicuramente brutti sogni dovuti alla febbre alta… Chissà Monica, chissà Juan cosa stavano facendo… da quando il marito era tornato dopo la nascita della piccina, non si erano più lasciati e le mancavano in modo da sentire un male fisico… pensò a Juan, quando nel loro talamo faceva addormentare Monica con la sua dolcezza, pensò che il giorno dopo sarebbe tornata da loro, pensò ai baci che avrebbe concesso e ricevuto…e si addormentò fino all’alba.

    Timidi raggi penetrarono attraverso le imposte e svegliarono dolcemente Beatrice: oddio, si era addormentata! Chissà se anche la madre si era calmata… la osservò dolcemente: Caterina riposava con un respiro un po’ roco, ma per lo meno non delirava e tossiva. A proposito: quanto le erano parse strane le parole della madre durante l’incoscienza, chissà!
    Suor Lorenza, prima delle lodi mattutine, bussò alla porta, portando una deliziosa colazione per entrambe. Beatrice sentì un profumino delizioso e il proprio stomaco rumoreggiare: non toccava cibo dal pranzo del giorno precedente e gustò con piacere pane appena sfornato e marmellata accompagnato da una cioccolata bella forte. Sperava per pranzo di poter andare ad allattare Monica: il seno le doleva e sapeva che era necessario.
    Caterina aprì gli occhi e sorrise alla figlia: “Beatrice, che piacere averti accanto! Cosa è successo? Non ricordo nulla, sento solo un lieve pizzicorino alla gola…”
    “Madre, avete avuto l’influenza come Monica e il piccolo Juan. Suor Lorenza era preoccupata e mi ha avvertita: ho trascorso con voi la notte…”
    “Grazie figliola, sei sempre un angelo!”. Beatrice non sapeva se era il caso, ma seguì il suo istinto e chiese: “Durante il delirio avete detto cose strane… avete parlato di Anna e di un certo Maurice, dell’Europa… strano vero?”.
    Caterina che stava cercando di bere una tazza di thè si bloccò di colpo, facendo quasi cadere a terra ciò che aveva in mano e impallidendo all’improvviso. Il suo viso si rigò di lacrime e il suo petto sussultò dai singhiozzi.
    “Madre, vi prego, che succede?”. Monica si preoccupò all’istante: cosa aveva la madre? Perché i singulti la scuotevano con tanta violenza?
    All’improvviso, dopo aver bevuto un bicchier d’acqua, Caterina guardò Beatrice nei suoi profondi occhi cerulei e le disse: “Figlia mia, ti devo confidare un segreto, una sofferenza che ho custodito gelosamente nel mio cuore per tanti anni…”.
    “Continuate”, la implorò Beatrice sempre più curiosa.
    “Ecco… tu avevi circa due anni e tuo padre fu costretto ad andare negli Stati Uniti per un lavoro davvero proficuo… siamo nobili, è vero, ma in quel periodo un poco in cattive acque. Io trascorrevo il mio tempo con te, ti portavo a fare lunghe passeggiate, quasi sempre al porto o vicino al treno, per la speranza di veder comparire prima o poi tuo padre. Un giorno ero al mercato vicino al porto, in compagnia di Carmen, la mia serva dell’epoca: avevo comprato della frutta di cui tu eri ghiotta, ma maldestramente mi cadde a terra ed io e lei iniziammo a raccogliere, quando un marinaio che era lì ci aiutò con gentilezza e ci accompagnò a casa. Si chiamava Maurice, era francese ed era imbarcato su una nave mercantile diretta alle Antille. Era alto, moro con occhi azzurri che non avevo mai visto, dai modi affabili e misurati e un incantevole accento francese. All’ingresso, consegnai la frutta a Carmen e con te in braccio lo salutai, ringraziandolo per l’aiuto datoci.
    Due giorni dopo eravamo sulla spiaggia vicino casa e lui arrivò… si sedette accanto a noi e giocò con te per ore… io ero sola e spesso mi annoiavo, così accettai di buon grado la sua compagnia. Sarebbe rimasto due mesi e poi Antille e finalmente Europa, casa. Io ascoltavo incantata i suoi racconti, i suoi viaggi, le meraviglie della Francia, dell’Italia, della Spagna… aveva girato ben bene il Mediterraneo prima di allargare i suoi orizzonti… non aveva famiglia … era libero! Oh, quanto lo invidiavo: avevo solo 22 anni e mi sentivo sola quasi da scoppiare… Non offenderti! Essere madre era meraviglioso, ma con me non avevo né tuo padre, né mia madre… e così tutti i giorni iniziammo a vederci, dapprima con te, poi da soli…”
    Beatrice arrossì e cercò di interrompere il racconto. “Non fermarmi ti prego, figlia mia! Un giorno eravamo andati verso i campi. Camminavamo ridendo e scherzando e lui, con naturalezza, mi prese la mano e la baciò…fu l’inizio del mio tormento. Mi portò in un capanno dove gli operai lasciavano gli attrezzi e iniziò a baciarmi. Mi diceva che ero bellissima, che non aveva mai visto nessuna come me, ed io… cedetti… ci amammo con passione, non avevo mai capito nulla con tuo padre, che avevo sposato non certo per amore! Ogni giorno trovavo una scusa per assentarmi e vedermi con lui: aveva trovato un luogo appartato dove ci amavamo senza pensare a nulla, per lo meno io”.
    Si interruppe con gli occhi velati di pianto. “Voleva portarmi in Europa, ma io non ebbi il coraggio… dopo un mese arrivò tuo padre e poco dopo mi accorsi di essere incinta… non sapevo chi potesse essere il padre, ma appena vidi Anna capì…era la figlia di Maurice! Tutto in lei era identico, dal naso al colore degli occhi. Lui ovviamente era già partito e tuo padre non sospettò mai nulla…”
    “Madre mia!!!! Cosa mi state dicendo!”
    Beatrice era imbarazzata, stupita, irata…non poteva credere alle parole della madre! Come osava! Aveva osteggiato Juan poiché illegittimo e ora… anche Anna era nata dal tradimento, dalla lussuria, dall’inganno.
    Si alzò di scatto e voltò le spalle alla madre, guardando dalla finestra il chiostro del convento.
    Caterina piangeva, stringendo il fazzoletto che poco prima la figlia le aveva offerto.
    Continuò: “Non sai cosa ho passato…amavo quell’uomo, ma ero la sposa di tuo padre e gli avevo giurato fedeltà davanti a Dio. Mi sentivo sporca, mi vergognavo, ma decisi di stare con lui, lasciando fuggire l’unico momento di felicità e leggerezza mai avuto in vita mia! Ti prego Beatrice… sei l’unica parte della mia famiglia ancora viva, ti prego, PERDONAMI!”.
    Beatrice uscì sbattendo la porta… voleva solo stare con Juan e la piccina.
    Corse da Mercedes e ringraziandola, riprese Monica, correndo nel giardino dall’avocado, dove amava allattarla. Mentre stringeva al seno la piccola, piangeva, fremendo di rabbia. Quanta falsità e ipocrisia, quanto dolore!
    E pianse, pianse fino allo sfinimento, finché non sentì Juan sedersi accanto a lei, abbracciandola.
    Quando si fu calmata, gli raccontò tutto, senza tralasciare nulla: per suo marito non aveva segreti di alcun genere!
    “Mi ha sempre messo al secondo posto dopo Anna… mi ha sempre rinfacciato che tu eri un bastardo, che non eri degno di me e della mia famiglia…. E poi per caso, scopro che la mia defunta sorellina era figlia di un semplice marinaio, che pure lei non era della famiglia…. Mi ha sempre fatto sentire, insicura, gregaria, inutile… e lei …oh! Non riesco neppure immaginarla tra le braccia di un marinaio francese, tradendo non solo io padre, ma anche me…”. E ricominciò il suo pianto.

    Juan ascoltò senza interrompere: ora erano chiari alcuni atteggiamenti della suocera nei suoi confronti… In lui e Anna rivedeva il suo peccato, il suo cedimento giovanile, la sua fragilità. “Andiamo a casa” disse e condusse la moglie e la piccina verso l’ingresso. Dopo aver fatto addormentare Monica, si sedettero in soggiorno, lui pacato, lei ancora fremente di rabbia!
    “Beatrice, ascoltami…. Hai ragione, tua madre non è stata sincera né con te né con Anna e anche io avrei avuto la tua stessa reazione…”. La moglie lo bloccò: “Non posso crederci, non la perdonerò mai…” “Fammi finire, amore mio – intervenne Juan – ripeto: hai tutte le ragioni del mondo, ma ti do un consiglio: fai pace con tua madre. Ormai è l’unica persona della tua famiglia…”
    “Ma tu sei la mia famiglia, Juan, tu e Monica…”
    “Ma lei è tua madre, rappresenta le tue radici, la tua casa… ti ha cresciuta nel suo grembo e un legame così non si può recidere. Un legame speciale, inciso nelle vostre anime… è pentita, è sola…Io non so che darei per avere una madre, anche imperfetta come la tua! Pensaci Beatrice, pensaci! In fondo noi tutti siamo fatti di debolezze ed errori, ma perdonarci reciprocamente è la cosa migliore che possiamo fare!” …e le strinse forte le mani tra le sue, guardandola serio negli occhi. E lei si perse nel suo sguardo, duro ma dolce al contempo, consapevole della verità delle sue parole. Caterina aveva nascosto un segreto ignobile, ma chi era lei per giudicare così duramente? Abbracciò Juan, ancora con le lacrime agli occhi e promise: “Andrò da lei … e cercherò di perdonarla…!”.
    “Andremo insieme, Beatrice! Non ti lascio sola!”. E mano a mano percorsero la strada verso il convento.

    ***“Per quanto severo che sia un padre nel giudicare suo figlio, non sarà mai tanto severo come un figlio che giudica il padre.” Enrique Jardiel Poncela***


    FINE


    Edited by Fogliarella - 15/11/2023, 22:03
     
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