Il mio Cuore Selvaggio

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    BEATRICE
    Per la piccola Beatrice non c’era periodo migliore dell’anno , di quello che passava con la sua famiglia presso la casa dei parenti Aleardi Della Valle a Camporeal. Poter passeggiare nella campagna, accarezzare gli animali, conoscere i lavoranti e, soprattutto, farsi coccolare dal padrone di casa facendosi raccontare tutte le storie che sapeva sulla grande tenuta, erano dei momenti irrinunciabili. Il senor Francesco, come tutti lo chiamavano, era un uomo tutto d’un pezzo, molto severo e rigido, a volte quasi scorbutico, ma con lei e la sua sorellina Anna era sempre gentile e premuroso. Più volte Bea aveva sentito l’avvocato Manera, amico e amministratore della tenuta, prendere in giro Francesco per questo suo debole per le due bambine. Tra il serio e il faceto gli diceva che doveva essere più gentile con la sua consorte, la senora Sofia, se desiderava avere una bella bambina, oltre al piccolo Andrea. Francesco spesso stava allo scherzo, ma a volte diventava serio e ricordava a Manera che la signora Sofia non voleva più “essere disturbata” da diversi anni. Beatrice sentiva tutti questi discorsi senza capire esattamente di cosa parlassero gli adulti, nel grande ufficio di Camporeal dove gli uomini andavano a bere e a chiacchierare in attesa della cena e prima di dire il rosario serale. Non avrebbe mai mancato il momento delle preghiere, la sua fede non glielo avrebbe permesso, amava molto poter parlare con il Signore e raccontargli tutte le novità della giornata, però voleva godere fino in fondo, della compagnia dei due uomini. Da quando il suo caro papà era morto le mancava molto la figura maschile e doveva aspettare quei pochi giorni d’estate per stare con il signor Francesco. Sua madre, donna pia e severa, non avrebbe mai permesso che altri uomini entrassero in casa, solo rare e brevi visite dell’avvocato Manera, come amministratore dei pochi beni rimasti alla famiglia d’Altomonte, spezzavano la noia della loro vita familiare tutta al femminile: la madre, Anna, lei e l’unica cameriera rimasta in casa. Poi la scuola delle suore presso il convento e la visita delle altre signore del paese con le loro figlie. Ma a Camporeal c’erano molte persone e Beatrice godeva di un po’ di libertà in più. Appena la madre la lasciava libera correva a giocare con i figli dei braccianti, le piaceva molto insegnare ciò che aveva appreso a scuola nei lunghi mesi invernali; non accettava che quei bambini non andassero a scuola perciò le piaceva condividere con loro le sue nuove conoscenze. E poi tutti le dicevano che anche così giovane aveva già una grande predisposizione all’insegnamento. Sua sorella invece non amava “mischiarsi” con gli altri bambini, diceva che erano sporchi e ignoranti. Da quando aveva saputo che presto si sarebbe trasferita nella capitale a casa della zia, sorella del suo caro papà, era diventata supponente e antipatica. Beatrice era sempre pronta a perdonarle tutti i capricci , però non poteva accettare che parlasse male di chi era più povero di loro, perché non avevano colpe. Dopotutto anche la loro madre aveva accettato l’aiuto della zia, che era disposta a prendersi in casa Anna come compagna della cuginetta , proprio per aiutarle visto che, a causa delle loro scarse finanze, non poteva garantire un’adeguata preparazione scolastica ad entrambe le figlie. Donna Sofia e Francesco si erano resi disponibili ad aiutarle ma sua madre aveva accettato un aiuto solo per Beatrice, sperando che in futuro le due famiglie si sarebbero unite attraverso il matrimonio di Bea con Andrea visto che erano coetanei, lasciando alla cognata il compito di educare Anna nella capitale, dove avrebbe avuto più opportunità di trovare marito anche senza dote. A Beatrice dispiaceva molto doversi dividere dalla sorella, anche se a volte sapeva proprio essere antipatica, Anna, così solare, vivace e gioiosa sapeva sempre farla ridere e godere del bello della vita. Lei era più seria e a volte la tristezza si insinuava nei suoi pensieri quando vedeva le brutture del mondo: la disparità di trattamento tra poveri e ricchi, i bambini costretti a lavorare senza poter mangiare, i poveri che a volte arrivavano in convento perché non avevano di che sfamarsi.. lei notava tutto questo e ne soffriva. Anna, forse perché più piccola, vedeva solo gli aspetti gioiosi della vita e ne godeva appieno, trascinando anche Beatrice nelle sue birichinate e scuotendola dai suoi pensieri tristi. E di questo Bea le era grata, perché come insegna il Vangelo bisogna saper vedere anche tutte le bellezze del creato e apprezzare ciò che di buono e bello a fatto il Signore. E poi a Camporeal c’era Andrea, che racchiudeva nella sua anima entrambi i caratteri delle due bambine, sapeva vedere ciò che di sbagliato si verificava alla tenuta e dava sempre manforte a Beatrice di fronte al padre perché prendesse provvedimenti, ma sapeva anche essere felice e spensierato quando giocava con loro. Bea gli voleva molto bene ed era sempre felice di stare con lui. Le dispiaceva molto lasciarlo alla fine delle vacanze, sapendo che dovevano trascorrere molti mesi prima di poterlo rivedere. In particolare quell’anno la loro amicizia si era intensificata, Anna preferiva stare in casa a leggere e a pavoneggiarsi con i vestiti che la madre e zia Sofia le avevano comprato prima della partenza per la capitale, così Bea e Andrea si ritrovavano spesso da soli a fare passeggiate o a giocare con gli altri bambini della tenuta. Il fatto di doversi nascondere da Sofia che non apprezzava queste loro “amicizie”, poco adatte a dei bambini di buona famiglia, li aveva uniti ancora di più. Anche Andrea si era accorto della mancanza di una scuola per questi bambini all’interno della tenuta, così avevano stabilito un piano: avrebbero cercato un locale adatto per farne un’aula, poi una persona tra i lavoranti con abbastanza preparazione per insegnare a leggere e a scrivere e infine avrebbero convinto il signor Francesco a permettere l’apertura della “scuola di Caporeal” l’inverno successivo. Coinvolti da questa loro iniziativa, non si erano accorti che nella grande casa, in quei giorni , l’aria era cambiata. Nicola Manera era arrivato pochi giorni prima portando un ragazzo sudicio e arrabbiato, da quel momento Sofia si era chiusa nella sua camera con un forte mal di testa. E Francesco, di solito felice e premuroso con loro, era diventato cupo e distante. Quella sera i due amici pensavano di riuscire ad intrufolarsi nello studio dopo cena per raccontare la loro idea e ottenere tutti i permessi. Ma al rientro Andrea venne subito chiamato dal padre e Beatrice spedita in camera dalla madre a cenare con la sorella. Stupiti di questa novità i due ragazzi si salutarono promettendosi di raccontarsi le novità il giorno dopo per riprovare a parlare con zio Francesco. La mattina dopo a colazione la situazione non sembrava cambiata, Sofia aveva ancora mal di testa ed era rimasta in camera da letto, Francesco ancora più cupo del giorno prima era chiuso nello studio, Caterina e Anna erano nelle loro camere e l’avvocato Manera sembrava molto occupato da strane scartoffie. L’unica grossa novità era il ragazzo vestito con gli abiti di Andrea, ma che a lui risultavano un po’ stretti, scalzo e con i capelli arruffati seduto al tavolo con Andrea. Beatrice incuriosita cercò di fare amicizia presentandosi, però il ragazzo, dopo una veloce quanto torva occhiata, ingoiò l’ultimo boccone di pane ed uscì dalla stanza senza nemmeno salutare. Bea perplessa e con uno sguardo chiese spiegazioni all’amico. “Si chiama Juan, viene dal promontorio chiamato Diablo, vicino a casa tua, è rimasto orfano e papà ha deciso di accoglierlo in casa per permettergli una educazione adeguata e perché diventi mio amico. Sai Bea sembra molto scontroso però è un ragazzo molto interessante, sono felice di questa novità perché ieri ho saputo che finite le vacanze dovrò andare a studiare in accademia, papà vuole che diventi un uomo in grado di migliorare la nostra tenuta. E Juan verrà con me. A proposito ieri sera sono riuscito a parlare con papà e l’avvocato della nostra idea per la scuola e sono d’accordo anche loro, anzi papà ha molto lodato la nostra iniziativa e ha detto che anche grazie al tuo aiuto diventerò un bravo proprietario terriero e sapremo anche fare meglio di lui, migliorando le condizioni dei lavoratori. Sei felice?” spiega l’amico “Si Andrea, però sono qanche molto dispiaciuta. Non ti rivedrò fino a quando non avrai finito la scuola. Prima Anna, adesso se anche tu te ne vai, mi sentirò molto sola.” Rispose la ragazzina sconsolata “Dai Bea gli anni scolastici passano in fretta, anche tu sarai impegnata. Ti prometto che al mio ritorno verrai a vivere qui con noi e staremo sempre insieme. Papà sicuramente sarà d’accordo. Adesso però devo andare da mamma: vuole che passo da lei. Fammi un favore, tieni compagnia a Juan fino a che non torno, poi andiamo a preparare tutto per creare la nostra piccola scuola. A dopo”. Dopo che Andrea si era allontanato Beatrice partì alla ricerca del nuovo amico; non sapendo dove cercarlo decise di chiedere aiuto agli altri bambini dirigendosi verso le case popolari. Arrivata vicino ai campi sentì le urla di Basilio uno dei direttori della tenuta. A Bea quell’uomo non era mai piaciuto, c’era una vena di malvagità in lui, amava tormentare gli operai e spesso picchiare gli animali. Cercava sempre di tenersi alla larga dall’ uomo, ma in quel momento, insospettita dalle urla e dal suono della frusta che Basilio si portava sempre dietro, decise di correre a vedere cosa stava succedendo. Proprio vicino alla costruzione che lei ed Andrea avevano individuato per farne l’aula, vide Basilio che frustava Juan intimandogli di andarsene immediatamente dalla tenuta perché non gradito dalla “Senora”. Bea senza pensarci un momento si fiondò tra il ragazzo e la frusta impedendo così all’uomo di colpire il ragazzino sdraiato a terra. Basilio sapeva che se avesse anche solo per errore ferito una delle due signorine il padrone lo avrebbe fatto cacciare. Bellicosamente Bea fronteggiò l’uomo gridandogli di smettere immediatamente di colpire Juan e di andarsene altrimenti avrebbe chiamato lo zio Francesco. Basilio indispettito fu costretto a ritirarsi e Bea, tremante di rabbia ma anche di paura si girò per aiutare il ragazzo ad alzarsi, accorgendosi con orrore che sulla schiena di Juan, rimasta scoperta, c’erano parecchie ferite alcune vecchie e cicatrizzate altre più recenti , oltre a quelle inflitte da Basilio. Sconvolta dalla scoperta e credendo che il ragazzo fosse svenuto, cercò di girarlo e si ritrovò a essere osservata da due splendidi, quanto ostili, occhi verdi smeraldo e un brivido le corse lungo la schiena. Turbata cerco di parlare ma Juan senza tante cerimonie la scostò buttandola a terra e si allontanò in fretta. Da quel momento le cose divennero frenetiche, neanche il tempo di cercare Andrea per raccontargli l’accaduto, che la madre la richiamò per fare le valigie. La zia Sofia le aiutò a prepararsi e senza tante cerimonie le spinse sulla carrozza che era stata preparata per riportarle a casa, con la spiegazione che c’era stato un imprevisto e quindi non potevano più restare a Camporeal. L’ultimo ricordo di Bea di quella vacanza che avrebbe dovuto essere memorabile, fu il viso stupito di Andrea che la salutava con la mano e lo sguardo triste di zio Francesco, attraverso le lacrime che scorrevano incontrollabili sulle sue guance. Pochi giorni dopo avrebbero partecipato al funerale del signor Francesco Aleardi della Valle, morto cadendo da cavallo. E dopo un veloce saluto alla grande tenuta Andrea sarebbe partito a bordo di una nave per l’ Europa dove sarebbe rimasto per diversi anni a completare gli studi. Di Juan nemmeno l’ombra e neanche la possibilità di parlare da sola con l’amico fedele per avere delle spiegazioni. La sorella Anna inviata con una cameriera di zia Sofia nella capitale e lei e la madre riportate nella loro casa di San Paolo a riprendere la loro noiosa routine. Da quell’estate passarono dieci anni prima che i quattro protagonisti di questa storia si ritrovassero tutti insieme nella stessa città.
    ANNA
    Quelle estati passate a Camporeal pesavano parecchio ad Anna. Trovava la vita di campagna estremamente noiosa. L’odore degli animali e soprattutto dei lavoranti sporchi e sudati le facevano arricciare il naso, lo zio che pretendeva di prenderla in braccio per farle il solletico o per raccontarle noiosissime storie la metteva di cattivo umore, il cugino sempre attento ad aiutare lei e la sorella, le faceva venire voglia di urlare che non era più una poppante, soprattutto zia Sofia che pretendeva di insegnarle come ci si deve comportare in società, le dava proprio sui nervi. A volte ci si metteva anche la madre a farle la predica. Non parliamo poi di sua sorella Beatrice che, avendo già dodici anni, voleva fare la maestrina con quegli stupidi bambini, figli di poveracci, aiutandoli e regalando tutto quello che poteva, che tutti i giorni la trascinava nella piccola cappella e poi si isolava nelle sue preghiere dimenticandosi di tutto il resto, che amava accarezzare qualsiasi bestia le passasse vicino e che pendeva dalle labbra di quell’insulso del cugino. Intendiamoci, amava la sorella e la sua famiglia, però mal sopportava di essere controllata, giudicata e rimproverata, non era interessata a nient’altro che non fosse lei stessa e ai complimenti che poteva ricevere sulla sua bellezza e la sua intelligenza, quindi si offendeva a morte quando la gente, paragonandola a Bea così pacata, accomodante e volenterosa, la definiva solo una “bella bambolina frivola e testa vuota”. Presto o tardi avrebbe fatto vedere a chiunque chi era veramente la contessina Anna d’Altomonte! Aveva all’incirca nove anni l’ultima vacanza che passarono presso la tenuta e gli unici ricordi che le erano rimasti erano le splendide toilette che aveva ricevuto grazie alla generosità di zio Francesco e zia Sofia, in previsione della sua partenza per la capitale, ma soprattutto lo sguardo indispettito della madre quando, “la senora Sofia” mandò la cameriera ad avvisarle di fare le valige perché avrebbero dovuto rientrare a San Paolo. La situazione fu talmente veloce che non riuscì a scoprire niente di quello che era successo. Si ritrovò con la sorella e la madre sedute in carrozza dirette verso San Paolo. Pochi giorni dopo di ritorno a Camporeal per il funerale di zio Francesco e poi velocemente su un treno con tutti i suoi bagagli e la cameriera personale di zia Sofia come compagna, diretta a casa di zia Amalia nella capitale. Le erano dispiaciute sia la morte dello zio, perché comunque con lei e la sorella era sempre stato affettuoso e generoso, sia la velocità con cui aveva dovuto salutare e separarsi da Bea e dalla madre. Dopotutto erano la sua famiglia e Beatrice era comunque l’unica che la ascoltava e la aiutava sempre in tutto, perdonandole anche tutte le piccole cattiverie che faceva e diceva, nascondendo alla madre quello che combinava e a volte prendendosi la colpa di alcune birichinate. Adesso avrebbe dovuto imparare a trattenersi e ad essere una brava signorina se voleva ottenere di restare con la zia Amalia. Anche per lei si prospettavano diversi anni di novità e lontano dalla sua casa e dalla sua famiglia.
    ANDREA
    Il giovane rampollo di casa Aleardi della Valle era abituato ad ottenere sempre tutto. La madre lo adorava e, convinta che fosse di natura cagionevole, tendeva a dargliele tutte vinte a patto che se ne stesse tranquillo dentro casa. Non che Andrea fosse pretenzioso; il padre, più severo della madre, gli aveva presto insegnato il valore delle cose. E aveva già iniziato a portarselo in giro per la tenuta per istruirlo su come amministrarla. Soprattutto che per ottenere bisognava lavorare. E gli insegnamenti della cara cuginetta Beatrice lo avevano abituato a notare le disparità di classe sociale, la necessità di non sprecare e la possibilità di aiutare chi ne aveva bisogno con discrezione per non offendere. Però non gli dispiaceva, qualche volta, approfittarsi dei vantaggi che la sua condizione di figlio unico e adorato, gli consentivano, anche se Bea non approvava. Bea…. quanto era affezionato a quella ragazzina e come lo faceva sentire importante il fatto che lei avesse una alta opinione di lui e di tutte le sue idee. Sapeva sempre cosa dire per rincuorarlo quando era triste, soprattutto quando sentiva suo padre e sua madre discutere animatamente. Gli dispiaceva per il padre, perché intuiva che fosse molto infelice. Però non poteva sopportare il tono con cui si rivolgeva alla madre. Francesco sapeva essere così disponibile con quasi tutti quelli che lavoravano per lui, senza per questo perdere la sua capacità di mettere soggezione, soprattutto sapeva essere così dolce e affettuoso con le figlie di zia Caterina e con Caterina stessa, che non riusciva a capire perché non poteva fare lo stesso anche con “Donna Sofia”. Come lui la chiamava con tono amaro. Nascondendosi in ufficio, era riuscito ad ascoltare qualche conversazione tra il padre e l’avvocato Nicola. Aveva capito che la madre faceva mancare qualcosa al loro matrimonio che, tra l’altro non era stato un unione d’amore ma di affari, però non aveva capito cosa. Ma la sua mamma così buona e dolce con lui non poteva aver fatto niente di grave. Quindi, non sapendo con chi schierarsi, andava a sfogarsi con Bea, sempre disponibile ad ascoltarlo e a rincuorarlo. Al contrario Anna lo faceva arrabbiare, sempre: così altera e supponente, lo prendeva di mira con i suoi orribili scherzetti, chiamandolo mammone quando lui cercava di fargliela pagare. Anna era l’unico motivo di discordia tra lui e Bea, lei era sempre pronta a difendere la sorella ed a minimizzare il suo brutto carattere. Mentre Andrea avrebbe voluto ricambiare le cattiverie. Quell’estate avrebbe dovuto essere la più bella di tutte e lui aveva passato intere giornate a programmare nuovi giochi per intrattenere la cugina preferita ed i bambini di Camporeal. Il padre lo aveva informato che presto sarebbe partito per l’accademia per diventare un vero uomo. La sua casa, la sua mamma e Beatrice gli sarebbero mancati immensamente, quindi era deciso a “farne il pieno” nelle settimane che gli restavano. Da pochi giorni la famiglia d’Altomonte era arrivata alla tenuta e già lui e Bea si erano inventati il modo per creare una piccola scuola per gli altri bambini. Per la verità era stata Bea a studiare tutto il piano. Restava sempre molto stupito di come quella ragazzina sempre così docile, prudente e silenziosa vedesse tutto ciò che c’era di sbagliato e trovasse velocemente il modo per migliorare le situazioni. Soprattutto ammirava il coraggio che sapeva tirare fuori, lei sempre così timida con gli adulti, per difendere chi era in difficoltà. A lui sarebbe tanto piaciuto avere un fratello o una sorella come lei, con cui dividere le lunghe giornate alla tenuta, tra studio, lavoro e giochi. Forse se fossero stati in due la madre sarebbe stata meno apprensiva con lui. Invece doveva accontentarsi delle poche settimane estive in cui vedeva Beatrice. In particolare quel giorno avevano individuato un edificio vuoto ma molto confortevole, dotato anche di grandi finestre ed una buona stufa, che poteva essere utilizzato come aula. Eccitati erano corsi a casa per parlare con il padre e l’avvocato, ma erano rimasti stupiti quando, entrando dal portone, Andrea era stato spedito velocemente in ufficio e Bea era stata mandata nella sua camera a cenare con la sorella. Andrea, un po’ inquieto, pensando di dover ricevere una ramanzina, si andò a mettere davanti alla grande scrivania a testa bassa. E per darsi un tono, cominciò a raccontare l’idea che avevano avuto con Bea per la scuola. Quale non fu la sua sorpresa nel vedere il padre, sorridente come non era da diversi giorni, tenere una mano sulle spalle di un bel ragazzo di poco più grande di lui. Dopo aver lodato la loro iniziativa e promesso che ci avrebbe pensato, gli spiegò che Juan, così si chiamava il ragazzino, da quel giorno sarebbe venuto a fargli compagnia, avrebbe diviso la camera, i vestiti, i giochi e il cibo, ma anche i doveri con lui. Che lo avrebbe dovuto trattare come un amico o un fratello e avrebbe dovuto aiutarlo ad imparare a leggere, a scrivere e a far di conto entro l’estate perché sarebbe partito con lui per l’accademia. E soprattutto che non avrebbe dovuto dar peso all’atteggiamento della madre, che non era molto contenta della decisione presa dal marito. In un attimo il ragazzino passò dallo stupore alla gioia piena: finalmente anche lui aveva un fratello! E poi quel giovinetto tutto sporco e lacero, gli faceva proprio simpatia. Non gli importava se in quel momento squadrava tutti con rabbia, era sicuro che presto, con l’aiuto di Bea sarebbero diventati grandi amici. Intanto il padre gli stava spiegando che Juan, già orfano di madre, era da poco rimasto orfano anche del padre, tale Alimondi, un uomo un tempo ricco, divenuto povero anche per colpa dello stesso Francesco, che quindi si sentiva in dovere di aiutare il figlio. A queste parole Juan urlò che Alimondi non era suo padre, ma l’avvocato Manera, zittendolo, diede ordini ad una domestica di portare i ragazzi a fare un bagno, quindi di farli cenare e spedirli a letto. Andrea, entusiasta della novità, non smise un attimo di parlare e, ignorando lo sguardo torvo di Juan lo aiutò a lavarsi ridendo dell’acqua divenuta velocemente nera di sporco; quindi cercò dei vestiti adatti, lo aiutò a pettinarsi, lo servì di tutto ciò che veniva portato da mangiare e gi fece posto nel suo grande letto per dormire, dato che il letto per Juan sarebbe stato messo il giorno dopo, il tutto senza smettere un attimo di raccontare gioendo per queste novità. E, finalmente si addormentò, sognando di giocare con il suo nuovo, grande amico. La mattina dopo, svegliandosi, si accorse che Juan sembrava un po’ più sereno e disponibile, così mentre si vestivano per scendere a fare colazione, cominciò a chiedere qualcosa, da dove veniva, quanti anni aveva, cosa gli sarebbe piaciuto fare. Venne così a sapere che fino a quel momento,Juan aveva vissuto con il padre in una baracca sul promontorio del Diablo. L’unica proprietà che ancora possedevano e che adesso era sua. Che da li si poteva vedere il mare a perdita d’occhio soprattutto si potevano godere le impetuose tempeste che spazzavano a volte le coste, senza rischiare di essere travolti dalle onde. E che lui da grande sarebbe diventato il proprietario nonché capitano di una grande nave con cui avrebbe solcato tutti i mari del mondo. Poiché era cresciuto con il rumore del mare nelle orecchie, con l’odore del pesce e delle alghe nel naso, con la sabbia infilata dappertutto ma soprattutto con il suo calore sotto i piedi, con il sapore dell’acqua salata in bocca e il sole e il vento sempre sulle spalle a queste meraviglie non avrebbe mai rinunciato, neanche per accontentare il signor Nicola, che lo aveva soccorso alla morte del padre e portato alla tenuta: a costo di scappare e arruolarsi come mozzo su una bagnarola qualsiasi. Andrea, affascinato, ascoltava pensando che Juan, con solo un paio di anni più di lui, era già molto maturo e sapeva già cosa voleva fare nella sua vita. All’ arrivo di Beatrice il ragazzo smise di raccontare e, ignorando la giovinetta che lo aveva cortesemente salutato, uscì dalla stanza. Andrea cercò di giustificare l’amico spiegando alla ragazza tutto quello che era successo la sera precedente, chiedendole poi di raggiungerlo e di fargli compagnia, mentre lui andava a salutare la madre. Dopo che Bea era uscita, si avviò pensieroso verso le stanze di Donna Sofia, non sapendo bene cosa aspettarsi visto il discorso del padre della sera precedente. Quello che lo aspettava era ancora peggio di quanto avesse potuto prevedere: la madre ancora in vestaglia stava urlando con il padre che non voleva quel “bastardo” in casa sua, meno che meno vicino a suo figlio. Che una “porcata” del genere (brutta parola in bocca ad una signora distinta come Sofia) non avrebbe dovuto farla quando avevano ospiti e che avrebbe dovuto rimandare immediatamente le d’Altomonte a casa loro, in quanto lei non sarebbe riuscita ad essere di compagnia. Soprattutto che avrebbe dovuto cacciare l’avvocato Manera che si era permesso di portare quel cencioso ragazzino a vivere con loro. Andrea non aveva mai visto suo padre così infuriato, pensò che avrebbe fatto del male alla madre e si precipitò tra loro, pronto a difenderla. Invece Francesco, dopo un lungo sospiro e reprimendo la rabbia, lodò il figlio per avergli ricordato che non bisogna mai toccare una donna. Poi, con tono truce si rivolse alla moglie ricordandogli che era lui l’uomo di casa e quindi si sarebbe fatto ciò che aveva stabilito, se lei non era d’accordo, avrebbe potuto tranquillamente trasferirsi con tutto il personale che voleva nella casa di San Paolo, ma che Andrea sarebbe rimasto con lui. Poi disse al ragazzo di baciare la madre e di andare fuori, che aveva altre cose da discutere con donna Sofia. Ad Andrea non rimase che ubbidire, però, prima di uscire, andò a cercare il signor Nicola, per avere delle spiegazioni. Da quel momento le cose precipitarono, neanche il tempo di cercare l’avvocato, che vide la cameriera personale della madre sfrecciare in corridoio per andare a dire a Donna Caterina che sarebbe dovuta tornare a San Paolo. Decise allora di correre a cercare Beatrice, ma venne anticipato da un’altra cameriera che accompagnava la cugina a fare i bagagli. Riuscirono a scambiare solo poche parole, poi la carrozza si allontanò velocemente, portandosi via tutti i suoi progetti per l’estate. L’ultima cosa che vide fu Bea che piangeva a dirotto affacciata al finestrino. Il padre cercò di consolarlo dicendogli che, non appena donna Sofia si fosse calmata, avrebbero fatto tornare la famiglia d’Altomonte. Poi gli ricordò l’incarico che gli aveva dato riguardo Juan e lo invitò a cercarlo per iniziare le lezioni di scrittura e lettura. Andrea, anche per distrarsi, corse a cercare l’amico e lo portò in camera sua dove iniziò ad istruirlo. Juan era molto intelligente e, nonostante si capisse che soffriva a dover imparare da un ragazzino più piccolo di lui, si assoggettò con pazienza a quelle lezioni. Spiegò ad Andrea che non era mai andato a scuola perché, fin da piccolo aveva dovuto procurarsi da mangiare per lui e per Alimondi. Il quale passava intere giornate a bere e a crogiolarsi nella miseria della loro capanna, spezzando la noia, con attacchi di rabbia verso di lui tra urla e botte. Aveva imparato a star fuori di casa il più a lungo possibile per evitare questi attacchi, aiutando i pescatori nel loro lavoro, in modo da avere in cambio qualche moneta o del pesce da mangiare, ma soprattutto per imparare il mestiere. Quando non trovava altro modo di sfamarsi, aveva imparato a rubacchiare qua e la ciò che gli serviva. Se qualcuno lo scopriva correva veloce verso la scogliera di Capo del Diablo dove nessuno si azzardava a seguirlo per paura delle leggende che giravano su quel luogo ritenuto maledetto. A volte gli riusciva, altre volte veniva acchiappato e picchiato violentemente. Per questo voleva velocemente imparare, per diventare grande, autonomo e ricco ed un giorno farla pagare a tutti quelli che odiava. Ad Andrea ci vollero ben due giorni per riuscire a scoprire queste poche informazioni sul nuovo amico, nonostante l’interesse e l’impegno che Juan metteva nello studio, era sempre arrabbiato e non amava parlare della sua vita precedente. L’unico argomento che lo appassionava era il mare. Grazie all’impegno e ad alcuni racconti che riguardavano grandi navigatori, in capo a due giorni Juan aveva iniziato a leggere e a scrivere qualche parola. Andrea aveva imparato da Bea il metodo di insegnamento e non si stancava mai di parlare della cuginetta e di tutte le cose belle che lei faceva e si inventava per aiutare i bambini della tenuta. Juan a volte, spazientito, lo zittiva altre volte sembrava stare ad ascoltarlo annoiato e disinteressato. Ma Andrea si era accorto che era una posa, qualcosa gli diceva che anche l’amico era rimasto affascinato dalla cuginetta e che era dispiaciuto per non aver accettato di parlare con lei. Inoltre, come lui, sperava in un veloce ritorno della famiglia d’Altomonte alla tenuta. Non sapeva esattamente cosa era successo due giorni prima, Bea aveva fatto in tempo solo a raccontargli che Basilio aveva frustato Juan, il quale, dell’episodio, non voleva parlare e non voleva che venisse a saperlo il signor Francesco. Però intuiva che in qualche modo la cuginetta aveva fatto breccia in quel ragazzo così scontroso con tutti. Non riuscì mai a sapere cosa era successo perché, esattamente il terzo giorno dalla partenza di Bea le situazione precipitò. La madre dal giorno dell’arrivo di Juan non era più uscita dalla sua camera e non passava giorno senza che Francesco e Sofia litigassero. Il signor Nicola era tornato anche lui a San Paolo, sperando che la sua partenza avrebbe rasserenato un po’ l’anima tormentata della signora Aleardi. Ma niente era cambiato. Quella mattina suo padre, esasperato dalle nuove recriminazioni della sua sposa, dopo aver scritto una lettera, comunicò ad Andrea che sarebbe andato a cavallo a San Paolo per discutere con l’avvocato di un’importante decisione e che durante la sua assenza lui era il padrone di casa ad avrebbe dovuto occuparsi della madre e di Juan. Il figlio rimasto sbalordito del nuovo incarico, orgogliosamente promise al padre che avrebbe fatto del suo meglio. Però nel suo cuore c’era un’ombra di inquietudine. Il padre, a cavallo, era uno spericolato. Più di una volta aveva rischiato di farsi male. E il nuovo stallone che si era comprato e che aveva deciso di montare quel giorno, non era ancora ben addestrato. Intuiva che Francesco aveva scelto quell’ animale di proposito, perché voleva sfogare la rabbia repressa, però sapeva che la cavalcata sarebbe stata pericolosa. E infatti accadde l’inevitabile. Il cavallo, innervosito dai modi bruschi del suo cavaliere, si impennò e, proprio in quel momento le redini si spezzarono facendo precipitare Francesco in mezzo a delle pietre e rompendogli la colonna vertebrale. Un contadino, accortosi della tragedia, corse fino alla grande casa per chiamare aiuto. Con un carretto trasportarono l’uomo, moribondo, fino alla tenuta, dove fece appena in tempo a dire ad un Andrea sconvolto, che adesso era lui l’uomo di casa e che avrebbe dovuto occuparsi della madre e del fratello. Poi guardando la moglie, che terrorizzata, era accorsa al suo capezzale, gli chiese di essere generosa e di fare la cosa giusta, quindi spirò. Delle ore successive, Andrea ricordava poco, il padre che veniva lavato e rivestito, il prete che arrivava per dare l’estrema unzione e che invece si trovava ad organizzare il funerale, la lunga bara color mogano esposta nel grande ufficio, gli amici e i parenti che venivano a fare le condoglianze e infine la cerimonia e la tumulazione di quello che era stato il suo amato padre. In quelle ore, cercò più volte Juan e, non riuscendo a trovarlo, chiese spiegazioni alla madre. Sofia, infastidita, gli rispose che era stato mandato in paese per farsi in guardaroba, visto che, a breve, sarebbero partiti entrambi per l’Europa. Andrea chiese come mai non poteva andare nell’accademia scelta dal padre e come aveva fatto la madre ad organizzare tutto così in fretta. Ma la madre lo liquidò con poche parole, dicendogli di non preoccuparsi ma di pensare solo a salutare il padre prima che lo tumulassero. Bea, che era arrivata quel giorno per il funerale, cercò di consolarlo. Ma presto venne ricaricata sulla carrozza e rimandata a San Paolo. Nel frattempo Andrea con i bagagli venne caricato su un’altra carrozza per andare al porto dove doveva imbarcarsi. Accorgendosi della mancanza di Juan, chiese informazioni e la madre, con tono annoiato, gli rispose che il ragazzo era scappato portandosi via anche le monete che il padre gli aveva regalato nel corso degli anni. Andrea si dispiacque molto, non per i soldi rubati, quanto per il fatto che il suo amico se ne era andato senza salutarlo, così con molta tristezza si accinse a salpare verso il suo nuovo futuro. Mentre baciava un’ultima volta la madre, la sentì dire qualcosa riguardo al suo rientro a fine studi e su un matrimonio con Bea, ma non ci badò molto. E il suono della sirena coprì tutto il resto.
    JUAN
    Non c’era stato un giorno nella sua misera vita in cui non aveva rimpianto di essere nato. Il padre, o almeno l’uomo che lo aveva cresciuto a suon di botte e di insulti, lo odiava. La gente del paese lo chiamava Juan del Diablo, non solo per il posto da cui proveniva ma anche perché, sapendo che non era figlio di Alimondi, lo credevano figlio del diavolo. La sua pelle scurita dal sole, i capelli lunghi e arruffati, ma, soprattutto, i suoi occhi verde smeraldo che brillavano spesso di odio e rabbia repressi, e che cambiavano tonalità come il mare in tempesta, lo facevano assomigliare ad un piccolo demonio. Anche i pescatori con cui lavorava, lo tenevano a distanza. Si facevano aiutare ma avevano paura di quel ragazzo dall’aria truce ma che nascondeva in sé un grande dolore. L’unica persona che, almeno per qualche anno, gli aveva voluto bene era stata la balia della sua povera mamma. Era da lei che aveva appreso la triste storia di Monica, ragazza bellissima di origini italiane, con meravigliosi occhi verdi, data in sposa a soli 17 anni ad Alimondi per pagare un forte debito. Ma Monica il suo cuore e la sua verginità li aveva già donati ad un altro uomo. Francesco Aleardi della Valle si era innamorato al primo sguardo di quella ragazzina timida e inconsapevole del suo prorompente fascino. Era stata una cerimonia in chiesa a farli incontrare, Monica era inciampata in una seggiola ed era finita dritta tra le braccia di Francesco, il quale l’aveva cortesemente aiutata a rialzarsi. Da quel preciso istante i due ragazzi non avevano più potuto fare a meno l’uno dell’altra e molto presto erano diventati amanti. Quando Francesco scoprì che il padre di Monica l’avrebbe data in sposa ad Alimondi, uomo ricco ma molto più grande e con fama da libertino, cercò di convincere la sua famiglia a riscattare la povera ragazza per poterla sposare lui stesso. Ma il vecchio Aleardi aveva già firmato un contratto di matrimonio con una ricca famiglia di città che possedeva una banca. La sua futura moglie sarebbe stata la distinta signorina Sofia. E così i due ragazzi furono separati, non sapendo che dal loro amore era già stato generato un bambino. Dopo il matrimonio Alimondi scoprì che la moglie non era più illibata e inoltre era in attesa di un figlio. Tradito e furioso ripudiò la moglie cominciò a bere e a giocare, perdendo nel giro di pochi anni tutti i suoi averi. Monica sfinita dal dolore, morì durante il parto e Juan, dopo la morte dell’anziana balia, fu consegnato ad Alimondi , che ne fece il suo scopo di vendetta. Lo picchiava gridandogli tutto il suo odio e l’odio per il suo vero padre Francesco Aleardi, sperando che un giorno il ragazzo, esasperato, decidesse di ucciderlo o di uccidere il vero padre, così da finire incarcerato a vita. Aveva già scritto una lettera che avrebbe dovuto essere consegnata ad Aleardi il giorno della sua morte. Francesco avrebbe avuto l’onore di conoscere quel diavolo del suo primogenito. La lettera era in possesso dell’ avvocato Manera. Alla morte di Alimondi, Nicola aprì la lettera e dopo averla letta, decise di prendere Juan e di portarlo dal vero padre. Non riuscì a scoprire cosa veramente sapesse il ragazzo delle sue origini, perche il suddetto non voleva rispondere alle sue domande, quindi decise di non dirgli niente. Arrivato alla tenuta Juan ebbe “l’onore” di conoscere il suo vero padre. Il quale dopo essersi arrabbiato molto con Nicola perché incredulo della storia che narrava la lettera di Alimondi, guardando il ragazzo si rese conto che era una sua copia in miniatura, con gli stessi meravigliosi occhi di Monica. A quel punto, riavendosi dallo schock, decise che Juan sarebbe rimasto alla tenuta, che sarebbe diventato il fidato compagno del piccolo Andrea, che avrebbe ricevuto un’adeguata educazione e che, solo successivamente e con l’aiuto dell’avvocato Manera, avrebbe affrontato con lui il discorso dei suoi veri natali e sulla possibilità di essere riconosciuto come figlio legittimo. Fissando quello sguardo fiero e rabbioso, Francesco rivedeva la sua stessa caparbietà e sapeva che non sarebbe stato facile riconquistare quel cuore tradito da tanti anni di sofferenza. Avrebbe dovuto procedere un passo alla volta. Juan, nel frattempo, guardava quell’uomo: il suo vero padre! Avrebbe voluto urlargli in faccia che lui sapeva la verità, invece, indeciso tra la voglia di fargli pagare i lunghi anni di angherie e il desiderio di trovare un po’ di amore e di pace per il suo cuore sanguinante rimase in silenzio. Odiava dover dipendere dagli altri e ascoltare i due uomini, di fronte a lui, che decidevano della sua vita, senza chiedergli cosa desiderasse, gli faceva rabbia. Però era bastato uno sguardo al signor Francesco, per capire che non era persona con cui discutere, per il momento avrebbe ingoiato l’orgoglio e avrebbe aspettato. Venne poi presentato ad un ragazzino di nome Andrea, il quale avrebbe dovuto diventare il suo miglior amico e lo avrebbe aiutato a recuperare i primi rudimenti scolastici. Intuì che quel bambinetto biondo e gracilino era suo fratello, questo fatto lo commosse e decise di ascoltarlo cercando di essergli amico. Ma quanto parlava!! Per fortuna, dopo una cena abbondante, era crollato addormentato, lasciando finalmente a Juan la possibilità di respirare un po’ riflettendo sulla nuova situazione. Ma presto anche lui fu vinto dal sonno. La mattina dopo, facendo colazione e cercando di arginare il fiume di domande di Andrea, vide una bella bambina bionda e con occhi azzurri come l’acqua del mare, avvicinarsi a loro. Lei, gentilmente, gli rivolse la parola ma lui, infastidito dalla sensazione di disagio che aveva provato guardandola, se ne andò fuori in giardino. Mentre girovagava verso i campi coltivati, si sentì afferrare da due robuste mani e gettare a terra. L’uomo che lo aveva aggredito cominciò a frustarlo chiamandolo bastardo e intimandogli di andarsene perché la padrona della tenuta non lo voleva. In tanti anni di allenamento alle botte, Juan aveva imparato a rannicchiarsi, in modo da proteggere il viso e le parti più sensibili. Girato verso il terreno non poteva vedere cosa stesse succedendo, rimase quindi molto meravigliato quando udì il grido di una ragazzina che intimava al suo aggressore di smetterla di picchiarlo e di andarsene. Stupito rimase ancora fermo, incerto se l’uomo se ne era andato oppure no. Sentì allora due manine che gentilmente gli risistemavano gli abiti cercando di girarlo. La prima cosa che vide, furono due occhi del colore del mare, inondati di lacrime che lo guardavano con tanta dolcezza ma anche tanta tristezza e si sentì affogare in quello sguardo, poi vi lesse anche tanta compassione. Infuriato spinse la ragazzina e scappò. Per anni avrebbe rimpianto quel momento. Avrebbe tanto voluto conoscere quell’ angelo che era venuto a salvarlo, quegli occhi gli sarebbero tornati alla memoria in ogni sogno che avrebbe fatto. Invece, indispettito perché odiava essere compatito, l’aveva scacciata. Tornando verso la tenuta qualche ora più tardi, avrebbe scoperto che la sua salvatrice, insieme alla famiglia era tornata a San Paolo. Così cominciarono quelli che, per lui, sarebbero stati i tre giorni più importanti della sua vita. Grazie ad Andrea cominciò a capire l’importanza dell’istruzione e come un’adeguata preparazione scolastica fosse fondamentale per scalare la società, come si era ripromesso di fare. Il suo fratellino, per lui cresciuto in mezzo al niente, era un pozzo di informazioni e non si stancava mai di spiegargli quello che non capiva. Era un po’ frustrante farsi insegnare da qualcuno più piccolo. Però Andrea cercava di non farglielo pesare. L’unica cosa che lo infastidiva, erano i continui racconti di questa meravigliosa cuginetta Bea che era, a sentire il fratello, un angelo caduto dal cielo, oltre che un pozzo di scienza e una meravigliosa amica. Ogni volta che ne sentiva parlare, si ricordava dello spintone che le aveva dato e del fatto che non l’aveva neanche ringraziata di averlo salvato, la coscienza gli rimordeva e quindi, in malo modo, cambiava argomento. Furono solo tre giorni, ma bastarono a fargli capire cosa avrebbe voluto fare in futuro. Poi tutto finì! Un mattino, il padre che avrebbe voluto avere il tempo di conoscere, morì. E Basilio, l’uomo che lo aveva già aggredito un volta, cercò di ucciderlo. Fece appena in tempo a rubare le monete che Andrea teneva nascoste nella sua camera, ripromettendosi di restituirgliele, a scambiare due parole con l’avvocato Manera che gli nascose in mano un biglietto con il suo indirizzo, poi scappò dalla tenuta. Nei successivi dieci anni si sarebbe fatto conoscere come uomo coraggioso e inafferrabile; con la sua barca, il Satan, avrebbe solcato tanti mari, facendo del contrabbando per arricchirsi velocemente e sfuggendo a tutte le forze dell’ordine. A dispetto della sua fama mantenne una dirittura morale, cercando di trasportare solo materiali e prodotti che non fossero destinati a sottomettere o uccidere persone innocenti. Lui, il capitano Juan del Diablo, era la volpe inafferrabile che si faceva beffe di tutti e che era amato da tutti i poveri e tutte le donne di qualsiasi ceto sociale. Memore della lezione ricevuta da Andrea aveva continuato a studiare e, nonostante il suo aspetto da marinaio, era molto colto e preparato. E quell’estate di dieci anni dopo gli avrebbe riservato tante sorprese, ma più di tutto gli avrebbe, finalmente, consentito di realizzare il sogno che aveva segretamente custodito: rivedere la ragazzina con gli occhi color del mare, quel mare che lui amava tanto.
     
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    Sono passati dieci lunghi anni. Beatrice ha continuato la sua monotona vita e, finiti gli studi, ha continuato ad aiutare la piccola comunità di suore, a fare opere pie. Si reca spesso in compagnia di qualche monaca, ma anche da sola, presso le famiglie più bisognose per portare conforto e generi di prima necessità. La madre non approva queste sue uscite, perché le zone del paese che deve percorrere sono malfamate. Però Beatrice non a paura. Ormai è conosciuta e ben voluta da tanta gente, la considerano una loro benefattrice. Oltre alle visite a queste famiglie, le uniche altre uscite che le sono permesse sono quelle per la messa o per visitare le amiche. A Camporeal, zia Sofia, non le ha più invitate. Essendo da sola a gestire la grande tenuta non ha tempo di intrattenere ospiti, preferisce incontrare la ragazza e la madre a San Paolo, dove si reca regolarmente nei periodi in cui non c’è il raccolto. Questa vita tra casa, chiesa e poco altro, a volte le sta un po’ stretta, trova un po’ di sollievo alla sua insofferenza alla sera camminando sulla piccola spiaggia privata dietro casa, dopo che la madre si è ritirata nella sua stanza. Quell’angolo di paradiso è lontano da occhi indiscreti, chiuso da un lato dall’alto muro perimetrale della loro casa e dall’altro dalla baia che si apre sotto Capo del Diablo. La parete rocciosa del promontorio delimita l’area. Esiste solo un piccolo sentiero nascosto nella fitta vegetazione che collega Capo del Diablo alla spiaggia. Solo una volta da ragazzina, Beatrice ci si era avventurata ed aveva scoperto una capanna malmessa e disabitata, (Dai racconti che le aveva fatto Andrea nelle prime lettere aveva intuito che quella era stata l’ultima dimora di Alimondi e di Juan), però al suo ritorno, la madre le aveva fatto una tale ramanzina che non ci si era più recata. Dalla cameriera ha saputo che il promontorio è diventato la base del famigerato Juan del Diablo, però lei non lo ha mai incontrato. A volte, però, le capita di scorgere al largo della baia, nelle notti di luna piena, la sagoma di una vascello che, si dice, sia il Satan. Passeggiando sulla spiaggia si chiede spesso se il bandito di cui si parla a voce bassa è la stessa persona che aveva incontrato alla tenuta o se è soltanto un’omonimia. Però preferisce tenersi alla larga da eventuali pericoli, quindi si limita a passeggiare sulla sabbia con i piedi nell’acqua, la vastità del mare riesce a darle un po’ di serenità. Finalmente, però, oggi Anna sarebbe tornata definitivamente a casa. Beatrice non sta, più nella pelle; nel corso degli anni, si erano viste qualche volta durante le vacanze estive. Però erano sempre periodi molto corti e rari: il costo del viaggio, il fatto che non sempre si trovava qualche persona fidata con cui la sorella potesse viaggiare, gli impegni della zia che spesso coinvolgevano anche Anna e, secondo Bea, anche il fatto che la sorella non desiderava tornare nella piccola San Paolo, le hanno allontanate. Adesso avrebbero avuto tutto il tempo di ricostruire il loro rapporto. E poi sua sorella è diventata una vera signora e Beatrice non vede l’ora di far notare alle sue amiche come è diventata anche bella ed educata, perché, visto gli scherzi e le birichinate che combinava da bambina, nessuna ne ha un buon ricordo. In particolare la sua più cara amica le continua a dire che le “gatte morte” non cambiano mai. Invece lei è molto orgogliosa di Anna ed è sicura che presto torneranno ad essere felici insieme come da piccole. Ha tanto bisogno di distrarsi, negli ultimi anni, dopo la fine della scuola, la vita è diventata così monotona. Non le piace lamentarsi, dopotutto sta bene e ha tutto il necessario anche se deve far attenzione a come spende il denaro e poi le piace molto darsi da fare per aiutare i più poveri, la fa sentire più vicina al Signore. Però comincia anche a sentire una certa impazienza e un po’ di frustrazione. Sono trascorsi dieci anni da quel giorno che zia Sofia e la madre le avevano comunicato che al ritorno di Andrea dall’Europa, sarebbe diventata sua moglie. Inizialmente la notizia l’aveva sconvolta: non poteva sposare il suo miglior amico.. poi crescendo si era resa conto di desiderare molto una famiglia tutta sua e, visto che le due donne le continuavano a parlare del cugino: di come era bello, educato, raffinato.. aveva cominciato a credere di esserne innamorata. All’inizio, poi, si erano scritti spesso però, con il passare dei mesi e degli anni le lettere di Andrea si erano fatte sempre più rare fino a smettere del tutto. E così anche lei aveva smesso di scrivere. Il giovane avrebbe già dovuto essere di ritorno da diverso tempo, invece continuava a rimandare il rientro. La zia le diceva che era molto impegnato ma che continuava a pensare a lei, però Beatrice cominciava ad avere qualche dubbio e l’attesa cominciava a pesarle. Di Andrea non aveva che vecchie lettere di un ragazzino che raccontavano della sua vita lontano da casa e una foto un po’ più recente che le aveva dato zia Sofia, che ritraeva un giovanotto molto affascinante ma che non somigliava per niente al suo lontano amico. Chissà come sarebbe stato rivederlo e chissà cosa avrebbe pensato lui di questa ragazza così timida e riservata che si trova a suo agio solo nella tranquillità della sua casa o raccolta in preghiera. Però, per oggi, niente tristezze o pensieri molesti, oggi avrebbe pensato solo alla sorella. In attesa dell’arrivo del treno, decide di fare una commissione per conto della madre superiora. Quella mattina, dopo la funzione in chiesa, le ha chiesto di recarsi, appena possibile, a trovare una delle famiglie seguite dalla comunità religiosa. È giunta notizia che uno dei piccoli è ammalato e bisogna sincerarsi delle condizioni. Bea è diventata molto brava a capire i sintomi ed a preparare medicine, potrebbe essere di aiuto alla madre del piccolo. Ama molto quei bambini che le fanno sempre molte feste quindi decide di recarsi in quella casa velocemente senza aspettare che la cameriera si liberi per accompagnarla. Constatato che il piccolo non ha niente di grave e dopo aver giocato un po’ con gli altri fratellini, Beatrice, riprende la strada di casa, preoccupata di fare tardi per l’arrivo della sorella. Sopra pensiero non nota i di due marinai stranieri che hanno iniziato a seguirla. Quando si accorge della loro presenza, cerca di accelerare il passo ma i due le sono subito addosso. Spaventata si addossa al muro e subito un gruppetto di piccoli la circonda pregandola di giocare con loro. I due marinai restano perplessi da quell’orda di ragazzini che si frappongono tra loro e la ragazza, però non vogliono desistere e uno riesce ad acciuffarla per un braccio. I piccoli cominciano a gridare cercando di attirare l’attenzione. Il trambusto fa sopraggiungere un altro uomo che, deciso, allontana la mano del marinaio e gli intima di andarsene. I due aggressori, dopo essersi accorti di chi hanno davanti, si danno rapidamente alla fuga. I ragazzini gridano felici verso il salvatore, il quale dopo avergli donato una manciata di monete li congeda dicendo che avrebbe scortato lui la fanciulla al sicuro. In tutto quel trambusto, Beatrice, non solo non ha potuto ringraziare e salutare i suoi difensori, ma non è ancora riuscita a guardare in faccia l’uomo che l’ha soccorsa. Quando finalmente riprende fiato si trova di fronte due occhi color smeraldo, che la fissano ironici. Turbata non riesce a spiccicare che poche parole di ringraziamento prima di correre via velocemente. Anche il giovane rimane a bocca aperta, non aveva idea di chi stava soccorrendo, ha immaginato fosse la giovinetta di cui tanto sente parlare dalla sua gente, che fa opere pie. Però non l’ha mai incontrata. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella ragazza è la proprietaria degli occhi che da dieci anni lo ossessionano nei suoi sogni. Juan è rimasto talmente stupito che, quando lei lo ha ringraziato ed è scappata, non è riuscito a muoversi e quindi l’ha persa di vista. Però adesso è sicuro che presto o tardi l’avrebbe rincontrata e fischiettando torna alla taverna del suo amico Guercio. Beatrice, con il cuore in gola per l’avventura appena capitata, corre alla stazione, appena in tempo per l’arrivo della sorella. La quale scende dalla carrozza insieme a zia Sofia. Molto sorpresa ma felice le accompagna verso casa. Anche la madre è sorpresa dall’arrivo della signora Aleardi e dopo averla fatta accomodare le chiede spiegazioni. Sofia sembra imbarazzata. Spiega che pochi giorni prima ha ricevuto un messaggio da Andrea che l’avvisava del suo rientro nel paese natio. Voleva farle una sorpresa e, dovendo fermarsi nella capitale per sbrigare degli affari, ha deciso di incontrare la madre in città: ha delle grosse novità da raccontare. La verità è che Andrea aveva dovuto rientrare così a sorpresa per aiutare il suo più caro amico Alberto a sottrarsi alla giustizia spagnola. Il giovanotto di nobili natali ma spiantato, era solito intrattenere affari poco puliti con chiunque gli garantisse un guadagno e non disdegnava di fare la corte a qualsiasi donna gli capitasse a tiro, anche signore sposate. Attirandosi l’ira di molti nobili. Solo che nel suo ultimo affare aveva pestato i piedi ad un uomo del governo ed adesso era ricercato dalle autorità. Andrea non è d’accordo con il modo di fare dell’amico, però Alberto gli era stato subito vicino al suo arrivo in Spagna e lo aveva introdotto nei migliori salotti del paese. Poi sa essere molto simpatico e sa farsi perdonare tutte le sue spacconate prendendo la vita con leggerezza. Quindi si è sentito in dovere di aiutarlo e, dopo essere scappati dalla Spagna, ha iniziato un iter, attraverso un avvocato, per sistemare il pasticcio causato dall’amico. Mentre aspettano la risoluzione dell’affare, Andrea e Alberto hanno frequentato i salotti della capitale e hanno incontrato Anna. La quale, essendo diventata molto bella attira l’attenzione di entrambi i giovanotti. Il cugino, in particolare, ne è rimasto affascinato: è stato amore a prima vista ed ha deciso che la ragazza sarà la sua sposa. Prima, però, ha chiesto alla madre di raggiungerlo per metterla al corrente della situazione. Sofia, giunta in città, è molto stupita della richiesta del figlio, gli ricorda che è promesso a Bea, ma Andrea, perplesso, dice di non ricordarsi di questa scelta e categoricamente le vieta di portare avanti quel pensiero, in quanto lui non è d’accordo, o avrebbe sposato Anna o non si sarebbe sposato. Sofia, dopo lunghe discussioni, scontrandosi con la testardaggine del figlio, gli chiede un po’ di tempo per riflettere e sistemare la situazione. E adesso si ritrova nel salotto d’Altomonte indecisa e imbarazzata su come affrontare l’argomento con Caterina. Nel frattempo Beatrice e Anna sono salite nelle camere per disfare i bagagli. Anna è molto offesa, non solo non è riuscita a trovare marito nella capitale, ma zia Amalia l’ha rispedita a casa senza tante cerimonie. La zia si è accorta che tutti i giovanotti, possibili pretendenti alla mano della figlia, quando conoscevano Anna decidevano di fare la corte alla giovinetta così attraente e smaliziata e, solo dopo aver scoperto la mancanza di una sua dote, tornavano a fare la corte a sua figlia che, offesa rifiutava ogni proposta. Quindi ha deciso di rimandare la nipote alla sua famiglia. A poche settimane della partenza, però, Anna ha rincontrato Andrea; il cugino è abbastanza ricco per non avere bisogno di una dote, è diventato molto affascinante, inoltre ha molte conoscenze nella della sua stessa posizione sia sociale che economica e potrebbe introdurla in nuovi salotti; da come si comporta, sembra non sapere di essere promesso a Beatrice, al contrario sembra molto interessato a lei. Civetta volentieri, sia con il cugino che con il suo amico, sperando di ottenere qualche vantaggio, però entrambi i ragazzi sembrano voler solo essere galanti. Uno perché ha bisogno di una dote consistente, l’altro perché, dovendo rispettare l’etichetta deve parlarne prima con la madre. Convinta di essersi sbagliata e che il giovanotto vuole mantenere la promessa con la sorella, Anna è rientrata nella casa natale con la prospettiva di invecchiare con la madre senza potersi sposare. Invidiosa della sorella e della sua fortuna, non ne capisce l’entusiasmo per il suo rientro e, con la scusa di essere molto stanca per il viaggio, la caccia dalla sua camera. Bea scusandosi esce e si reca in salotto dalla madre. La zia Sofia se ne sta andando, non è riuscita a chiarire la situazione, così chiede a Caterina di andare a trovarla il prima possibile nella sua casa di San Paolo, dove si sarebbe trattenuta per qualche giorno. Caterina stupita promette di andare. Poi raggiunge la figlia in casa, per raccontarle che finalmente Andrea è tornato e che, secondo lei, Sofia vuole parlarle delle nozze. Beatrice è molto felice. Adesso potrà realizzare il sogno di una famiglia tutta sua. Pochi giorni dopo la signora d’Altomonte si reca a casa di Sofia decisa ad accelerare i tempi del matrimonio. La piccola dote di Beatrice è già stata svincolata, il suo guardaroba pronto e l’abito da sposa quasi ultimato; sono anni che Caterina e la figlia con l’aiuto delle suore lavorano al corredo e adesso è giunto il momento di organizzare la cerimonia. Ma l’aspetta una brutta quanto dolorosa sorpresa: Sofia la mette al corrente della decisione di Andrea. Caterina è sconcertata, come farà a spiegare la situazione a Beatrice, povera figlia è così felice del ritorno del fidanzato! Sofia le promette di aiutarla nel difficile compito, anche lei è molto dispiaciuta. Tra l’altro nel viaggio di ritorno dalla capitale ha avuto modo di conoscere Anna e non le è piaciuta, è molto bella, però anche molto egoista e superficiale. Con un caratterino che non sarà facile domare. Decidono insieme di iniziare a dare la notizia della rottura del matrimonio a Beatrice, riservandosi di parlare con Anna più avanti per dare il tempo alla sorella maggiore di riaversi dallo shock. Pochi giorni dopo, accompagnata da Caterina, Bea si reca a casa di zia Sofia. Dopo essersi accomodate, cercando di usare più tatto possibile, Sofia le spiega la situazione. Beatrice è sconvolta .. con poche parole la zia ha mandato in frantumi tutti i suoi sogni. La sua mente comincia a formulare, in rapida successione, tanti pensieri: la possibilità di essere compatita, tutti in paese sanno del fidanzamento, la sua dignità di donna calpestata, anche lei è orgogliosa, il dolore del rifiuto di Andrea, la possibilità di doverlo incontrare in futuro perché parenti, la rinuncia a farsi una famiglia, cosa deve fare? All’improvviso davanti agli occhi le appare il convento: ecco a trovato una soluzione! Così, cercando di restare calma e di usare un tono controllato, informa le due donne che la guardano preoccupate, che lei è felice della decisione di Andrea in quanto, nelle ultime settimane, si è resa conto di non volersi sposare ma di voler dedicare la sua vita al Signore diventando una suora. Sofia è perplessa, Caterina sbalordita: ma come.. fino alla sera prima sembrava così innamorata. Però entrambe preferiscono nascondere la testa nella sabbia e accettano la decisione della ragazza. Come ulteriore sfregio alla sua anima già calpestata, la zia le rivela che Andrea ha deciso di sposare Anna il prima possibile, ha intenzione di chiederle la mano non appena fosse tornato dalla capitale. Il corredo matrimoniale è già stato ordinato. Appena pronto si sarebbe organizzata la cerimonia. Andrea è così innamorato che non concepisce neanche lontanamente che Anna possa rifiutarlo. Dopo averle raccomandato di non dire ancora niente alla sorella, Sofia le congeda. Beatrice è devastata, però cerca di nascondere il suo stato d’animo alla madre. La prega di dire alla sorella che il matrimonio con Andrea è stato annullato per sua decisione, perché ha sentito la vocazione. Poi decide di recarsi subito al convento per informare la superiora della sua volontà di diventare novizia. Quella sera, dopo che tutti sono andati a dormire, Bea si reca nella sua amata spiaggia e piangendo davanti all’immensità del mare da l’addio al suo sogno di diventare moglie e madre.Non sa di essere osservata. Qualcuno affacciato al promontorio, al chiarore della luna vede quella figuretta in camicia da notte accasciarsi sulla spiaggia in atteggiamento disperato. Juan è colpito e commosso dalla scena, si chiede se quella fanciulla è la stessa che negli ultimi giorni viene spesso a passeggiare vicino alla sua dimora arrampicandosi per il ripido sentiero che sale a Capo del Diablo. Negli ultimi anni, al posto della catapecchia di Alimondi, si è fatto costruire una piccola casa con grandi finestre per poter ammirare il mare dal primo minuto del suo risveglio fino all’ultimo minuto prima di addormentarsi. Questo gli ha consentito di notare la donna che, negli ultimi giorni, impunemente gira sulla sua proprietà. Quella ragazza è Anna. Dalla pettegola cameriera ha sentito parlare del famigerato Juan del Diablo e per spezzare la noia delle lunghe giornate a San Paolo, ha deciso di andare a vedere cosa c’è di vero nei racconti di Carmen. Eccitata ha percorso il ripido sentiero fino alla bella casa sulla scogliera e, dalle ampie finestre, ha intravisto il giovane che vi abita. Nascondendosi ha potuto notare che, anche se mal vestito, è estremamente affascinante e dal modo di muoversi si capisce che è abituato a comandare. Nei giorni successivi si è recata spesso sul promontorio cercato in tutti i modi di attirare l’attenzione. Juan l’ha osservata e ne ha intuito le intenzioni, però ha preferito non scendere subito a conoscerla, gli piace essere desiderato e, nelle schermaglie amorose, vuole essere lui il cacciatore non la preda. il giorno dopo aver visto Bea sulla spiaggia, decide di farsi conoscere e dopo aver invitato Anna in casa le offre da bere e comincia a conversare; intanto pensa che è molto bella con quei lunghi capelli castani, la pelle ambrata e quelle labbra rosse come ciliegie, fatte apposta per baciare. Peccato che gli occhi siano di un bel color nocciola e non azzurri come il mare, però lanciano certe occhiate maliziose che promettono delizie insperate. Anna è attratta da quell’uomo che le parla in modo sfacciato, lei non ha niente da perdere e può concedersi anche una scappatella, così gli fa capire di essere disponibile. Juan non si fa pregare e la bacia con grande passione. Spaventata allontana il ragazzo, che decide di riaccompagnarla alla spiaggia, tanto sa che lei tornerà. Anna è sconvolta, non è abituata ad essere trattata in quel modo, però sente crescere dentro il desiderio di qualcosa di più. Nel giro di pochi giorni i due giovani diventano amanti e quella che doveva essere una semplice avventura esplode in una relazione molto passionale. Juan scopre di essere molto attratto da quella ragazza così smaliziata e di desiderare di averla sempre vicino e Anna scopre di essere gelosa di quel ragazzo che le fa provare tutti i brividi del mondo. Lo vuole tutto per lei. Non sa che la sua vita sta per cambiare, desidera solo stare con lui e fare l’amore. Stranamente in quei giorni Bea non la cerca; ha saputo dalla madre che il matrimonio è saltato e che la sorella deve entrare in convento, non capisce come si possa rinunciare alla passione per rinchiudersi nella solitudine della vita monacale, però questa situazione le da grande libertà. Presa dalla sua passione per Juan non si accorge della tristezza della sorella. Beatrice è disperata; è riuscita a convincere la madre superiora e il suo confessore a farla entrare in convento, però, entrambi, non sono convinti della sua vocazione, quindi potrà vestire gli abiti da novizia ma dovrà accettare la decisione che prenderanno alla fine del noviziato e che potrebbe non esserle favorevole. E comunque, dopo un primo periodo nel convento, dovrà poi tornare nel mondo esterno per sottoporsi alla prova di volontà. Se la sua vocazione e la sua determinazione si fossero dimostrate sincere, avrebbe potuto diventare suora. Altrimenti avrebbe dovuto rinunciare definitivamente a questa idea. Beatrice, sa di volersi consacrare al Signore, ma nel suo cuore sa anche che non è per vera vocazione. Spera che in Cielo prima o poi qualcuno avrebbe ascoltato le sue ferventi preghiere. Il giorno che Bea entra in convento, Andrea, chiamato dalla madre, giunge a San Paolo; finalmente può chiedere alla sua amata di sposarlo. Anna è sbalordita, però, non può certo rifiutare di diventare la signora Aleardi Della Valle, entusiasta accetta. Il ragazzo è al settimo cielo, la informa che ha già ordinato uno splendido corredo che arriverà direttamente dalla Francia e che la miglior sarta del paese è a sua disposizione per confezionarle l’abito da sposa e appena tutto fosse stato pronto, si sarebbero sposati. Se lei lo desidera, possono andare anche subito a scegliere l’anello di fidanzamento. A quelle parole, Anna ha un sussulto. È già tutto deciso, c’è poco tempo, come farà dopo senza Juan, senza la sua passione? Riuscirà a rinunciare alle sensazioni che le fa provare il bel capitano per rinchiudersi per sempre a Camporeal, dedicandosi solo ad Andrea, che certo è bello e ricco, ma non possiede il fascino e l’ardore del suo amante? Però come signora Aleardi può ottenere quel rispetto che ha sempre desiderato oltre ad una desiderabile posizione economica. Pratica, come sempre, decide di accettare la situazione, sperando nella sua buona sorte che attualmente sembra favorirla. Così passa le giornate in compagnia della madre e di Andrea e le notti tra le braccia di Juan in attesa del matrimonio.
     
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    ANNA
    Finalmente la dea bendata ha deciso di ripagarla di tutte le offese che ha ricevuto. Tra pochi giorni sarebbe diventata la distinta e ricchissima signora Aleardi della Valle. Le porte di tutti i salotti più importanti del paese gli sarebbero stati aperti è lei vi avrebbe brillato come una regina: l’ape regina. Avrebbe avuto tutti gli uomini ai suoi piedi, sa bene come irretirli, invece tutte le donne l’avrebbero invidiata e si sarebbe tolta tanti sassolini “dai piedi”. Quante volte, quando stava nella capitale, quelle brutte pettegole l’avevano ingiuriata per la sua spregiudicatezza e la sua voglia di vivere, ma sottovoce e dietro i ventagli; e come si erano divertite a raccontare ad ogni possibile pretendente che lei non possedeva dote, facendoli scappare a gambe levate. Adesso avrebbero dovuto aprirle le porte delle loro ville accogliendola con rispetto. Anche zia Amalia si dove pentire di averla cacciata da casa, se non l’avesse trattata così male, avrebbe potuto cercare tra gli amici del futuro marito un pretendente per la cugina, ora non ne ha più voglia. Non solo sarà ricca e invidiata, ma possiede anche il cuore dell’uomo più bello, affascinante e intrigante di tutto il paese. Juan è solo suo, ne ha avuto una prima conferma quando ha spedito quella piccola intrigante di Angelica, che pretende di essere la sua donna, in convento e una seconda più importante conferma quando pochi giorni prima, dopo aver fatto l’amore tutta la notte le ha detto che la voleva come compagna di vita. Si stava preparando per un ennesimo viaggio che, secondo quanto le ha raccontato, lo avrebbe fatto diventare ricchissimo. Al suo ritorno l’avrebbe sposata se lei avesse voluto. E le avrebbe dato un cognome di tutto rispetto. Anna sapeva che l’avvocato Manera erano anni che voleva adottarlo ufficialmente consentendogli di mettersi in regola con le autorità. Ma lei non poteva permettersi di scambiare l’altisonante cognome Aleardi per un banale Manera. Anche se con molto rammarico ha scelto Andrea, a modo suo ama Juan, egoisticamente e possessivamente come sa fare lei. Però non può rinunciare alla fortuna che le è capitata. Non si era sbagliata quando stava nella capitale, Andrea non solo la desidera ma ne è innamorato pazzo e farebbe qualsiasi cosa per lei. Non sarà passionale e impetuoso come il bel capitano ma le può regalare una vita invidiabile, ci penserà lei a insegnargli qualche trucchetto per soddisfare un donna tra le lenzuola. E se proprio .. cercherà di tenersi Juan come amante. Ha già pensato cosa raccontargli al suo ritorno: la madre l’ha costretta a questo matrimonio, lei ha dovuto piegarsi ai desideri della sua famiglia; la colpa è di Beatrice, facendosi suora l’ha messa nella situazione di dover prendere obbligatoriamente il suo posto come moglie di Andrea. Non si poteva certo mettere un Aleardi nella posizione di essere preso in giro per essere stato abbandonato sull’altare. Scaricando la colpa sulla sorella è sicura di ottenere il perdono del suo amante e forse anche di poter tornare tra le sue braccia. Gli unici ostacoli sulla sua strada sono la suocera e quell’intrigante della sua protetta. Quando sarà a Camporeal dovrà stare attenta a come si comporta, sarà costantemente sotto il controllo di zia Sofia e spiata dalla sua dama di compagnia. È sicura di riuscire a convincere il marito a lasciarla vivere da sola a San Paolo. La scusa della madre anziana abbandonata dalla figlia maggiore che preferisce il convento alla sua famiglia e la sua presunta allergia ad alcune coltivazioni, potrebbero convincerlo a lasciarla abitare nella casa di città. Andrea avrebbe potuto raggiungerla nei wek-end e nei periodi in cui non c’era il raccolto. Così sarebbe stata ricca, invidiata, amata ma anche libera. Il problema, adesso, è arrivare indenne al giorno del matrimonio. Beatrice è tornata a casa per un periodo di riflessione e non la lascia sola un minuto. Sembra quasi che sappia della sua relazione con Juan. Le fa strane domande e la segue ogni volta che esce di casa con la scusa di fare una passeggiata. Quell’impicciona della sorella ha conosciuto Angelica in convento, Anna è sicura che la piccola pidocchiosa le ha raccontato di averla trovata più volte nella casa sul promontorio e in abiti non proprio conformi ad una contessa. Deve trovare una modo per tenere Bea buona e soprattutto qualcosa per poterla ricattare nel caso volesse spifferare tutto alla madre. Frugando nella sua camera a trovato le lettere di Andrea e la sua foto. Sul retro c’è scritto “sei e sempre sarai il mio unico amore”. Non è gran cosa, però è un inizio, troverà il modo di utilizzare quegli oggetti per metterla a tacere: l’iniziativa e l’intelligenza non le mancano. Adesso deve solo pensare a se stessa e alla sua felicità. Soprattutto deve tenere Juan lontano dalla sorella, il suo intuito le dice che è meglio non farli incontrare. Non le sono piaciuti i discorsi che lui le ha fatto riguardo la fanciulla dagli occhi azzurri che ha incontrato più volte nel corso degli anni, o della figuretta che, all’inizio della loro storia, piangeva disperata sulla spiaggia. È riuscita a fargli credere che era lei e non vuole che scopra chi era realmente. Bisogna che il bel capitano parta il prima possibile. La fortuna le è favorevole è vuole sfruttarla al massimo.
    ANDREA
    Il giovane Aleardi non sta più nella pelle: tra pochi giorni potrà stringere tra le sue braccia sua moglie. Quella ragazza gli ha sconvolto la vita, non può fare a meno di pensare a lei, la sogna ogni notte e si strugge dal desiderio di farla sua. Anna con lui è sempre molto controllata, è così timida che si sottrae sempre ai suoi tentativi di abbracciarla e baciarla. È giusto che si comporti in questo modo, dopotutto è una contessa cresciuta in un ambiente cattolico e morigerato. Però per lui è una tortura. Il desiderio di lei lo fa diventare pazzo. Ma tra pochi giorni sarà sua per tutta la vita. Per distrarsi da questo pensiero, dopo una delle tante visite alla fidanzata, si reca dall’avvocato Manera; desidera ritrovare quel ragazzo che, anche se solo per pochi giorni, è stato suo amico e che, morendo, il padre gli ha affidato. Nicola è felice di rincontrare il figlio del suo più caro amico però non è così sicuro di volerlo mettere in contatto con Juan. Nel corso degli anni, ha intuito che il suo protetto sa chi è il suo vero padre (anche se con lui non si è mai confidato) e che, nonostante serbi un buon ricordo, del fratellastro da bambino, adesso da adulto ne è molto geloso; lui ha dovuto sudarsi la possibilità di emergere dalla sua disgraziata vita, mentre Andrea si è goduto tutto ciò che avrebbe dovuto essere anche suo. Però visto l’insistenza di Andrea, lo indirizza alla taverna del Guercio. E così i due ragazzi finalmente si ritrovano uno davanti all’altro. Andrea è felicissimo vorrebbe abbracciare Juan, che, invece, non sembra apprezzare la situazione. Anzi si allontana chiedendogli se è venuto a reclamare i soldi che gli erano stati sottratti e con molta arroganza, gli butta un sacchetto di monete d’oro in mano. “Ma Juan, neanche ci pensavo più. Volevo solo rivederti e speravo di poterti aiutare. Non ho dimenticato che, anche se per poco, mi sei stato amico. E poi volevo mantenere la promessa fatta a mio padre. Mi è dispiaciuto che tu te ne sia andato senza neanche salutarmi. Però ho saputo che hai realizzato i tuoi sogni e che adesso sei il capitano di un meraviglioso vascello e voglio che torniamo ad essere amici. Sono tornato da poco dall’Europa e anch’io sto per realizzare i miei sogni. Ho deciso di occuparmi della tenuta di famiglia e sto per sposarmi. Vorrei tanto che tu facessi parte della mia vita, iniziando col partecipare al mio matrimonio, io e la mia fidanzata saremo felici di invitarti. Poi potremo avviare una collaborazione lavorativa. So che trasporti materie di ogni tipo con la tua barca. Potrei rivolgermi a te per trasportare i raccolti che vendiamo negli altri paesi e per procurarmi ciò che serve per le produzioni della fazenda. Il signor Manera può occuparsi della parte burocratica, così avremo modo di restare in contatto e rinsaldare la nostra amicizia”. Juan, fortunatamente ha accettato la proposta. Finalmente la fortuna gli sorride, Andrea è felice, potrà occuparsi delle sue proprietà, avrà al suo fianco la migliore delle spose e potrà riallacciare i rapporti con il suo primo amico. Solo una faccenda gli resta da sistemare, si sente un po’ in colpa riguardo a Beatrice. Mentre era in Europa si è dimenticato un po’ di lei e appena tornato le ha dato la delusione dell’annullamento del matrimonio. È vero che ha deciso di farsi suora, però è stato lui a parlare per primo. Vorrebbe chiarirsi con lei e rinsaldare il loro legame. La presenza della cugina a Camporeal per la cerimonia nuziale gli darà la possibilità di parlarle e sistemare la situazione. E la sua felicità sarà completa.
    JUAN
    La vita non è mai stata facile per lui, adesso finalmente, la fortuna comincia a girare dalla sua parte. È diventato capitano; ha una barca tutta sua, il Satan di cui va molto fiero; è riuscito ad istruirsi adeguatamente per sapersi arrangiare in ogni situazione; la sua donna non solo è molto bella ma è anche una contessa; e quel bamboccio di Andrea vuole riallacciare i rapporti con lui. Dal discorso che gli ha fatto, Juan a intuito che il giovane non sa niente di quello che è successo dopo la morte del padre e, per adesso preferisce non raccontarli niente. Naturalmente ha accettato la sua proposta di amicizia, sono anni che si rode il fegato pensando al fratellastro che si gode tutta l’eredità, non per i soldi o i possedimenti, ma il nome ed il prestigio che ne deriva. E lui invece non ha neanche un cognome. Negli ultimi tempi aveva pensato di accettare quello dell’avvocato Manera in modo da sposare la sua seducente amante, però adesso ha la possibilità di ottenere il suo vero cognome: Aleardi della Valle. Ricucendo i rapporti con il fratello potrà trovare il modo di raccontargli la verità e quindi ottenere ciò che gli spetta di diritto. Poi con l’ultimo viaggio non proprio regolare, chesta per intraprendere, diventerà molto ricco e potrà lasciare la sua vita da contrabbandiere per dedicarsi finalmente ad una più “legale”. La sua bella è una vera signora e desidera una vita alla luce del sole. E Juan è disposto a cambiare pur di tenersela stretta. Quella piccola strega gli è entrata nel sangue, non può più fare a meno di lei. Non si dimentica dei suoi amici e della sua vita passata, però può cercare di fare del suo meglio per farla felice. Avrebbe voluto incontrare anche la sorella Beatrice, quella giovinetta, timida e dolce, ma che sa anche essere molto decisa, lo ha sempre interessato. È l’unica persona che non ha mai provato paura nei suoi confronti. È vero che si sono incontrati poche volte, ma nei suoi chiarissimi occhi azzurri ha potuto leggere solo dolcezza, compassione e curiosità mai timore. Persino Anna e Angelica hanno imparato a temere i suoi scatti d’ira. Invece quella fanciulla tutta rossori, anche quando si è trovata faccia a faccia con quei due malintenzionati, dopo un primo momento di paura, ha saputo mantenere la calma consentendogli di intervenire senza fatica. Però Beatrice ha deciso di farsi monaca e Juan non vuole avere niente a che fare con la chiesa, il Signore e i preti. Con molto dispiacere ha deciso di lasciarla perdere. Senza contare che la sua bella sorellina è molto gelosa, ne è prova il fatto che non può fare a meno di denigrarla davanti a lui. Non ne capisce la ragione ma preferisce tenersi alla larga da “beghe” famigliari. Per colpa di Anna e del suo caratterino ha anche dovuto mandare Angelica da Manera, che ha deciso di spedirla nella scuola del convento. Le due ragazze proprio non vanno d’accordo e, ogni volta che si trovano insieme in casa sua, finiscono con l’azzuffarsi. La sua pupilla ha la “lingua lunga” e non riesce ad accettare la presenza della contessina. Persino a casa dell’avvocato è riuscita a combinare guai. Juan non riesce proprio ad immaginarsela alle prese con preti e suore, però Angelica se l’è cercata. Quando tornerà dall’ultimo viaggio andrà a riprendersela, sperando che il periodo trascorso in convento le sia servito per darsi una regolata. Adesso desidera solo partire il più velocemente possibile per rientrare a San Paolo ricco e libero di iniziare una nuova vita.
    BEATRICE
    Sono passati alcuni mesi da quando zia Sofia ha parlato con lei, Beatrice, angosciata si trova nell’ufficio del convento; il giorno tanto temuto è arrivato: la madre superiora la sta informando che il corredo di Anna è pronto e la data del matrimonio è stata fissata, si terrà alla tenuta degli Aleardi. È arrivato per lei il momento di tornare nella società per affrontare le sue paure. Bea vorrebbe pregare la madre di non sottoporla a quella prova, solo li, nel silenzio del piccolo chiostro si sente serena e in pace, ma la regola dell’ubbidienza le impone di tacere e accettare la decisione presa dalla superiora e dal padre confessore. Quest’ ultimo la spesso chiamata per parlarle della sua mancanza di una vocazione vera, spiegandole che non si può consacrarsi come sposa del Signore avendo nel cuore altri pensieri e che ci sono modi diversi di aiutare chi ha bisogno, restando legati alla madre chiesa, senza prendere il velo. Ma Bea è risoluta nel voler farsi suora, però non è ancora pronta ad affrontare la sorella e soprattutto ha il terrore di incontrare Andrea, non è sicura di riuscire a nascondergli i suoi sentimenti, desidera solo restare al sicuro nella sua celletta o nell’aula ad insegnare alle ragazze della scuola che anche lei ha frequentato. Al convento, negli ultimi tempi, si è occupata in particolare di una giovinetta che è stata portata dall’avvocato Manera; la ragazzina ha circa diciassette anni, è molto ribelle, dice di essere la donna del capitano Juan del Diablo e che presto tornerà a dividere con lui la sua vita avventurosa. Sta aspettando il suo ritorno da un’importante viaggio. Tutti sono sconvolti dalle sue affermazioni sulla relazione che intrattiene con il contrabbandiere, solo Beatrice si sente vicina a quel cuore orgoglioso, perché, mentre lei è costretta a nascondere sotto l’abito da novizia i suoi turbamenti, Angelica, questo è il suo nome, a il coraggio di esprimere ad alta voce il suo amore con grande passione. Dall’avvocato, Bea ha saputo la triste storia della fanciulla, fatto di abusi e povertà, inizialmente, anche lei è turbata dai suoi racconti, ma Nicola le ha spiegato di non prendere per vero tutto quello che dice. Juan ha veramente avuto una brevissima relazione con lei, prima di scoprire la sua età, però adesso se ne occupa come fosse una sorellina. Questa rivelazione gliel’ha fatta sentire ancora più cara, anche quel piccolo ma appassionato cuore viene rifiutato dall’uomo a cui è stato donato. Tornando improvvisamente alla realtà, Bea sente la superiora che le spiega che fuori dal convento potrà momentaneamente dismettere l’abito da novizia, o perlomeno il velo. Le sembra che quell’abbigliamento sia come una barriera tra lei e il mondo quindi decide di mantenerlo, lasciando scoperti solo i capelli. Poi, angosciata, saluta le compagne si avvia verso casa. La prossime settimane le si prospettano lunghe e faticose. Dovrà imparare a controllarsi e a mantenere la calma di fronte a tutti. Soprattutto dovrà accettare di vedere il suo amato Andrea legarsi ad un’altra donna.
     
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    Qualche giorno dopo il suo rientro a casa, una sera, passeggiando sulla sua spiaggia, Beatrice cerca il coraggio di affrontare i suoi sentimenti. Dalla madre ha saputo che l’indomani Andrea sarebbe venuto a prenderle per portarle a Camporeal. Dovrà trovare la forza di guardarlo come fosse un fratello. Da ora in poi, questo solo sarà per lei: un fratello molto caro, il marito di sua sorella. A proposito di Anna.. dopo quello che le ha raccontato Angelica un dubbio la tormenta. Ricorda che negli ultimi giorni prima del suo ingresso in convento la sorella era molto allegra, spariva spesso da casa e tornava ad ore improponibili. Soprattutto di notte, Bea la sentiva muoversi per la camera, aveva l’impressione che se ne andasse chissà dove per rientrare all’alba. Però, chiusa nel suo dolore, non aveva voluto affrontare la situazione. Ma adesso non può più fare finta di niente. L’ha osservata bene e ora è sicura che Angelica le ha raccontato la verità: Anna ha una relazione con il contrabbandiere Juan. All’inizio ne è rimasta sconvolta, come può una contessina comportarsi in un modo così sconsiderato. Ha avuto la fortuna di essere chiesta in moglie da l’uomo che lei avrebbe amato per sempre, invece ha preferito diventare l’amante di quel donnaiolo. Anche adesso che manca poco al matrimonio continua a vedere quel tipo. Ha deciso: avrebbe fatto di tutto per difendere l’onore di Andrea! Deve parlare con la sorella e capire come comportarsi. Invece con Juan.. Beatrice, fino a quel momento non aveva voluto prendere posizione sul capitano; le persone del suo ceto sociale ne parlavano come fosse il demonio, l’avvocato Manera, al contrario, diceva che non era il diavolo che tutti credevano, nonostante le sue disgrazie da bambino, aveva saputo risollevarsi e la vita che conduceva era un modo per riscattarsi dal passato, anche le famiglie a cui lei portava spesso aiuto ne parlavano come di un moderno Robin Hood, che “si arrangiava” nei suoi traffici per aiutare i bisognosi. Inoltre non aveva mai dimenticato quello che era successo alla tenuta tanti anni prima, in particolare la visione di quelle giovani spalle solcate da innumerevoli cicatrici. E il giorno che l’aveva salvata da quei due marinai si era convinta che, in fin dei conti, forse la versione del signor Nicola era la più veritiera. È tanto tempo che desidera incontrarlo per ringraziarlo e per poterlo finalmente conoscere. Ma ciò che è successo con la sorella le ha messo un dubbio, forse la vita dura che ha dovuto affrontare lo ha cambiato e, forse, non è più quella brava persona che crede l’avvocato. Mentre, seduta sulla sabbia, fa queste riflessioni, Bea vede la sorella attraversare di corsa la spiaggia in compagnia di qualcuno, arrivati vicino alla casa i due si scambiano un appassionato bacio, poi si dividono. Anna rientra mentre l’uomo.. o cielo è proprio l’oggetto delle sue riflessioni.. si gira per andarsene e si blocca. Spera che la mancanza della luna, la nasconda ad occhi indiscreti. Ma Juan, lo sguardo acuto di un felino oltre ad un istinto innato, ha percepito la presenza di qualcuno e adesso vuole vedere chi è che lo osserva nascosto nel buio. Stupito si accorge che è Beatrice, vestita da monaca! Non riesce a capire perché quell’abito lo infastidisce e per darsi un tono apostrofa la giovane: “Santa Beatrice, brutti pensieri? Non è che desidera buttarsi in acqua? Non ho molta voglia di fare un bagno per salvarla! Tra l’altro sono di corsa, il Satan mi aspetta per salpare.” Ma cosa gli è successo!?! Non è possibile che lui abbia detto tutte quelle cose, non è nel suo stile parlare così a sproposito e raccontare i suoi affari.. quella fanciulla ha lo strano potere di metterlo a disagio. Beatrice, piccata dal tono insolente del giovane, si irrigidisce e gli risponde a tono: “Nessuno la trattiene capitano, inoltre so nuotare molto bene e non ho certo bisogno dell’aiuto di un arrogante maschilista come lei.” Juan, urtato non può non replicare: “Chiedo perdono, Santa Beatrice, credevo che le suore fossero più compassionevoli, non così acide. Tolgo il disturbo!” E con un profondo inchino si allontana velocemente. Anche Beatrice, decisa a non far capire di essersi risentita da quelle parole, rientra in casa e si mette a letto. Entrambi, quella notte, ripensano allo stano incontro con rimpianto. Juan è dispiaciuto, ha tanto desiderato poter incontrare quella misteriosa fanciulla, per poterla finalmente conoscere. E quando ne ha avuto l’occasione è riuscito solo ad offenderla e a farsi offendere. Bea, invece, avrebbe voluto parlargli per chiarire la situazione della sorella, ma il tono sfacciato di lui l’ha indispettita e non è riuscita a controllarsi. Per fortuna il giovane si è fatto scappare che sta partendo con la sua nave. Proprio come le ha detto Angelica. Adesso dovrà chiarirsi con la sorella.
     
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    Il giorno dopo, mentre preparano gli ultimi bagagli, Bea affronta Anna. Non può comportarsi in questo modo vergognoso, per il buon nome della loro famiglia e di quello del fidanzato. Il quale non merita di essere preso in giro. La sorella inizialmente cerca di negare, poi messa di fronte al fatto che, la sera precedente, è stata vista baciare appassionatamente Juan, la accusa di spiarla. Beatrice, però, riporta il discorso sul di lei e sul suo spregiudicato modo di fare. Anche se, volendo essere onesti, non sa esattamente cosa può rinfacciarle. Per lei, cresciuta tra casa e chiesa, non è molto chiaro cosa succede tra un uomo ed una donna nell’intimità. Nessuno glielo ha mai spiegato. Sa solo che è un peccato grave, per la religione e la morale comune. Quindi intima ad Anna di abbandonare quest’atteggiamento discutibile e di cercare di essere una buona fidanzata per Andrea. Altrimenti racconterà tutto alla madre. Anna è furiosa, come si permette quell’impicciona e bigotta della sorella di intromettersi nella sua vita. Però per il momento decide di tacere, tanto il suo bel capitano è partito ed è meglio tenere Caterina allo scuro di tutta la situazione. Dopo il matrimonio Bea tornerà in convento e lei sarà libera di fare quello che vuole. Quindi, cercando di minimizzare l’accaduto, promette alla sorella d’ora innanzi di comportarsi onestamente. Però, quest’appassionata difesa della morale del suo fidanzato, le ha messo un dubbio. Come mai quella novizia bacchettona è così interessata a salvaguardare Andrea. Se il suo unico desiderio è farsi suora non dovrebbe interessarsi agli uomini. Forse le cose non stanno come le ha raccontato la madre. Anna si ripromette di indagare meglio sugli avvenimenti dopo il suo ritorno dalla capitale, adesso deve solo pensare a come fare ad ingannare il maritino la prima notte di nozze: lei purtroppo non è più una tremante verginella. Beatrice, intanto, si reca in salotto dalla madre. È ancora indecisa se dirle ciò che sa. Non è molto convinta dei giuramenti della sorella, ma non vuole pregiudicarle il futuro, però questo segreto le pesa. Per fortuna stanno per partire, così non avrà più modo di cadere in tentazione. Decide quindi di raccomandarsi a Caterina perché tenga d’occhio la sorella senza raccontarle il perché. In questo momento ha altri problemi da affrontare, Andrea sta per arrivare è questo frangente la mette in grande agitazione. Poco dopo suonano alla porta: sono arrivati a prenderle. Suo cugino, accompagnato dall’amico Alberto entra in casa e dopo un affettuoso saluto a Caterina e ad Anna, si rivolge a Bea. È molto contento di vederla le è mancata molto la sua amicizia. Si rammarica di non averla potuta incontrare prima, ma al suo ritorno a San Paolo la ragazza era già entrata in convento e ai giovanotti non era permesso vedere le novizie. È dispiaciuto anche per come si sono svolti i fatti al suo arrivo dall’Europa e per non averle parlato in prima persona riguardo al loro fidanzamento, ma davvero lui non sapeva niente. Comunque è lieto che tutto si è aggiustato e che anche lei ha trovato la sua vera vocazione. Adesso avranno tempo di riallacciare i rapporti e rinfocolare la loro grande amicizia. Bea è travolta dall’entusiasmo di Andrea, non è cambiato da questo punto di vista, è ancora allegro e impetuoso come da bambino. Questa sua entrata così entusiasmante l’ha aiutata a superare l’imbarazzo. Preferisce sorvolare sulle spiegazioni riguardo al fidanzamento, adesso è convinta che riuscirà a sopportare il futuro con più serenità. Sarà comunque doloroso vederlo con la sorella ma la loro felicità la potrà consolare. E con questa riflessione le signore d’Altomonte partono per Camporeal. Pochi giorni dopo si svolge il matrimonio alla presenza di parenti ed amici. Per l’occasione Bea dismette l’abito da novizia e indossa quello da damigella, attirando l’attenzione di non pochi invitati. La sposa è raggiante nel suo vaporoso abito, ma la sorella, anche se molto riservata, è un vero incanto. La sua pelle chiara, i suoi vaporosi capelli biondi, agghindati con modestia ma elegantemente, l’abito leggero e semplice che fa risaltare la sua figuretta ben proporzionata, soprattutto i suoi profondi occhi color del cielo, la fanno brillare più di tutte quelle donne vestite e truccate pomposamente. Alberto non riesce a toglierle gli occhi di dosso e non può fare a meno di farle la corte. Con grande disappunto dello sposo che ritiene la faccenda molto sconveniente. Anche lui è rimasto colpito dal cambiamento della fanciulla però non è decoroso, Bea è una novizia. Solo Anna non si accorge della sorella, la sua unica preoccupazione è pavoneggiarsi e cercare di suscitare invidia in tutte le invitate: adesso è lei la nuova signora Aleardi. Essere la padrona di Camporeal val bene il sacrificio di sposare Andrea.
     
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    IL BACIO
    JUAN
    Deve andarsene da quel posto. Comincia a mancargli il mare. Si accorge di iniziare a provare affetto per Andrea, che è sempre così gentile con lui, sta ad ascoltare i suoi consigli e lo tratta come un fratello a dispetto delle recriminazioni di donna Sofia. Per Anna non prova più niente, ho meglio prova solo disprezzo. Lo ha usato, lo ha gettato via e ora lo rivuole. Probabilmente è davvero innamorata di lui, però il suo è un amore malato che distrugge. Si pente di non aver raccontato la verità al fratellastro, adesso deve convivere con queste menzogne e questa omertà. Andrea non merita di soffrire per colpa sua. E poi c’è Beatrice. Quella fanciulla gli è entrata nel sangue. Non riesce a starle lontano, appena può va a cercarla. Con la scusa di aiutarla nel suo lavoro con la scuola o con gli ammalati, cerca di passare del tempo con lei. Le piace ascoltarla parlare, le piace vederla sempre così impegnata ad aiutare tutti e, soprattutto, le piace vederla con i piccoli. È convinto che sarà una madre meravigliosa e comincia a sognare troppo spesso di essere lui l’uomo che le darà dei figli. Anna è stata veramente maligna, tutto ciò che gli ha raccontato della sorella erano solo cattiverie. È vero che Bea è sempre molto silenziosa e restia a concedere le sue attenzioni, ma Juan ha capito che è solo molto riservata. Sotto quella sua ritrosia e timidezza scorre una passione e una forza che ha pochi è dato vedere. Lui è uno dei fortunati che ha potuto scorgere la vera donna che sta sotto quegli abiti semplici e modesti. Sa sostenere le sue idee con fermezza, sa essere presente ad aiutare chiunque senza essere invadente, sa essere gentile senza essere sdolcinata e la sua fede le ha dato la convinzione che in ogni persona c’è un lato buono ed è quello che lei cerca sempre. Anche con lui, soprannominato il Diablo, ha cercato il suo lato migliore, persino quando lo credeva animato solo da vendetta non ha smesso di essergli vicina e attenta ai suoi sentimenti. Deve allontanarsi da quella donna, ha cominciato a desiderare di averla e di essere lui l’uomo che ama. Ecco forse l’unica verità che gli ha detto Anna è quella che più gli fa male. E cioè che Bea ama ancora Andrea. Sa che, onesta com’è, non farà mai parola di questo suo sentimento, per via del matrimonio; come sa anche che sta combattendo questo sentimento per farlo sparire dal suo cuore. L’ha osservata bene negli ultimi giorni e si è accorto di come è cambiato l’atteggiamento della ragazza; all’inizio lo inseguiva cercando in tutti i modi di convincerlo ad andarsene senza raccontare niente, adesso che ha costatato che anche lui non più ha intenzione di vendicarsi, lo cerca per chiedergli aiuto o consiglio e questo gli fa molto piacere. Anche gli sguardi che lancia al fratello sono cambiati, prima erano un misto di dolore e rimpianto, ora sono più sereni. E ha iniziato a trattare il ragazzo come l’amico di un tempo. Però il pirata che c’è in lui non smette di essere geloso. Non sopporta di vedere altri uomini vicino a lei, come quello sdolcinato di Alberto che le fa la corte. Da quando ha dismesso definitivamente l’abito da novizia è sbocciata. È come un delicato fiore che si apre al mondo, ma che attira anche troppi “mosconi” che, lui, vorrebbe schiacciare. Mentre fa questi cupi pensieri, la sorge sotto un albero. Piange e questo gli strazia il cuore, non la può proprio vedere così triste. “Bea cosa c’è? Hai litigato ancora con Anna?”. La ragazza gli racconta del locale “la Venta” e di Mercedes. È dispiaciuta di scaricargli addosso anche questa faccenda ma non sa a chi rivolgersi. Non vorrebbe dirlo ad Andrea per non fargli sapere le crudeltà che Basilio e zia Sofia perpetravano in sua assenza. Non vuole farlo sentire in colpa per essersene andato, anche perché non è stata una sua decisione. Però non può neanche far finta di niente. Dopo la promessa di Juan di trovare una soluzione si rasserena un po’. Quegli occhi azzurri come il cielo di primavera lo guardano con gratitudine.. ma sono vicini.. troppo vicini. Ci si può smarrire in quell’immensità è come tuffarsi nelle acque del mare, quel mare che gli manca immensamente. E non può fare a meno di baciarla, un bacio leggero a fior di labbra, per non spaventarla. Un bacio che non pensava di dare e che lo scuote nel profondo. Lui abituato alla passione più sfrenata si lascia sconvolgere da uno sfiorarsi di labbra!! E lei fugge. Lasciandolo inebetito da queste nuove sensazioni.
    BEATRICE
    Beatrice è sconsolata, scoprire che in tutti gli anni trascorsi dalla morte di zio Francesco, non solo la situazione delle famiglie che lavorano alla tenuta non è migliorata, ma, al contrario è decisamente peggiorata, le ha messo una grande tristezza. Si è resa conto che Juan ha ragione quando li accusa di fare finta di interessarsi agli altri, ma che poi, comunque le cose non cambiano e i poveri vengono sempre sfruttati. Loro restano i nobili e gli altri i miseri. Da bambini lei e Andrea avevano tanti bei progetti poi con il tempo li hanno dimenticati. Il cugino, andando in Europa li ha proprio cancellati dalle sue priorità e lei, non potendo più andare a Camporeal, si è dimenticata di quelle persone che l’avevano accolta così amichevolmente. Vorrebbe chiede aiuto al capitano per la povera Mercedes e per la sua sorellina, ma sente di non essere corretta. Ogni volta che le è stato d’aiuto si è poi scontrato con la Sofia. Anche ad Andrea non si sente di dire niente, è già così scoraggiato e scontento dalla situazione della tenuta. E non vuole esasperare i suoi rapporti con la madre. Piangendo si siede sotto un albero del giardino. Si stupisce di sentire la voce di Juan che le chiede gentilmente perché piange. Sembra che il ragazzo sappia sempre quando ha bisogno di lui. Gli racconta ciò che è venuta a sapere e lui gli promette di salvare Mercedes. Beatrice gli è molto grata, da tempo si è accorta che sotto quell’atteggiamento da duro, il capitano nasconde un cuore generoso. Si sente sempre più coinvolta da quel uomo e vorrebbe conoscerlo a fondo. Vorrebbe aiutarlo a dimenticare gli orrori del suo passato e a ricucire il suo cuore spezzato da Anna. Però ha sempre timore a esprimergli la sua solidarietà, conosce bene il suo lato permaloso e sa che odia essere compatito. Non vuole litigare con lui, non sopporta di vederlo diventare acido e distante, quando irritato da chissà quale parola sbagliata, la prende in giro e la chiama santa Beatrice. All’improvviso si sente intimidita, perché lo sguardo di Juan è diventato così cupo? I suoi meravigliosi occhi sembra vogliano scavarle nell’ anima per leggerle ogni più intimo segreto e sono vicini.. troppo vicini. Istintivamente chiude i suoi e cerca di spostarsi un po’ indietro. Ma una mano dietro la nuca la ferma e due labbra leggere come una farfalla le si posano sulla bocca. Un bacio, il suo primo bacio. Bea è sconcertata, non sa cosa fare e cosa dire, non osa neanche guardarlo; intimorita dallo sconvolgimento che sente nel profondo scappa, lasciando il bel capitano solo sotto l’albero.
     
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